La questione del litio boliviano tra USA, Cina e Russia

La questione del litio boliviano tra USA, Cina e Russia

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di Luca Baldelli

Le vicende boliviane, nella loro tragica realtà, ci hanno rivelato ancora ancora una volta quanto l’imperialismo, come sistema planetario, sia sempre alla ricerca del controllo assoluto delle materie prime, delle risorse naturali del Pianeta, onde trarne il massimo profitto attraverso il loro sfruttamento. La corsa planetaria ai giacimenti minerari, di vario tipo e con diversi scopi, è un dato invariabile nel tempo, una costante che attraversa tutte le fasi di trasformazione, riassetto e ristrutturazione del capitale globale; troppo spesso ci si è dimenticati di questa costante, nell’illusoria convinzione che forme “smaterializzate” di economia, quasi eteree, fossero possibili ed anzi in atto, quando non addirittura auspicabili. Una visione perlomeno onirica, questa, come se le tecnologie informatiche, i mezzi di comunicazione, i circuiti “social”, assieme alle variegate epifanie del terziario avanzato, potessero sussistere, imporsi e conquistare spazi senza la MATERIA, senza i presupposti fisici, organici di base. Quanto fosse campata in aria quest’ermeneutica del divenire del sistema economico mondiale, estremizzazione forzata e volgare delle letture e delle analisi ben più complesse ed articolate, quantunque discutibili e claudicanti, di economisti quali Jeremy Rifkin, ce lo hanno dimostrato chiaramente i fatti di Bolivia. Alla base della defenestrazione di Morales, unico legittimo Presidente del Paese sudamericano, non vi è stato solo l’assalto, su base geopolitica, degli Usa, dei circoli imperialisti e delle oligarchie ad un tassello fondamentale di un nuovo ordine planetario, che nell’America Latina, tra mille inciampi, sabotaggi, diversioni e divisioni, ha condotto alle esperienze, dirompenti per l’assetto unipolare mondiale, dei Lula, dei Chavez, dei Kirchner e, naturalmente, dello stesso Morales; ancora una volta, ad accompagnare tutto questo processo, è stata la corsa all’accaparramento delle materie prime, nella fattispecie il LITIO. In questo, le oligarchie interne, la borghesia compradora già colpita dalle riforme progressiste di Morales, che hanno condotto ad una molto più equa redistribuzione della ricchezza, rispetto a tutta la storia della Nazione, hanno fatto blocco ancora una volta con le multinazionali e con il sistema imperialista mondiale capitanato dagli Usa, contro un Presidente determinato a difendere le risorse strategiche del Paese, che, in quest’epoca di forti ed incisivi mutamenti degli assetti economici, non sono più soltanto rappresentate dallo stagno, dal piombo, dall’argento, dal gas naturale, ma, in misura prevalente, dal LITIO.

Questo elemento chimico (dal greco lithos, ovvero pietra), metallo alcalino il più leggero di tutti, con una densità pari alla metà circa di quella dell’acqua (0,535 gt/cm3), a dispetto della sua natura quasi “evanescente”, è assai “concreto” e corposo: senza di esso, non sarebbe possibile il funzionamento di gran parte di quelle batterie e di quei congegni che, attualmente, sono complemento necessario di alcuni fra gli oggetti di più largo uso della nostra vita quotidiana: cellulari, pc ecc.. In prospettiva, il LITIO diventerà fondamentale per la fabbricazione di batterie per auto elettriche, garantendo a queste un’autonomia di oltre 800 km. Le mode e le tendenze che vanno per la maggiore in occidente e nel mondo, non vengono mai a caso, non cadono dalla luna: le auto elettriche, le tecnologie “verdi”, sono l’ultima frontiera di potenti lobbies economiche planetarie. Dietro alla corsa planetaria al LITIO ed al COBALTO (assai copiosamente presente nel CONGO), vi sono colossi quali IBM, APPLE, PANASONIC. Corporations, queste, che non aspettano gli orientamenti dei governi ma, da sempre, assieme ad altri, li dettano. Ecco dunque che la Bolivia di Morales, risolutamente decisa a difendere le proprie risorse, il proprio LITIO (70 % del totale mondiale), dall’assalto predonesco delle multinazionali, entra nel mirino e viene destabilizzata, come il Cile (altra Nazione ricca di questo materiale). Un Presidente che triplica il salario minimo, fa crescere l’economia a ritmi del 4% annuo, doppi rispetto a quelli generali dell’America Latina, dà fastidio ed indispettisce; i mezzi di ricatto e pressione economici sono molto meno influenti che quelli impiegati contro Cuba, Nazione certamente molto meno ricca di materie prime.  Dunque, ecco il copione: si arma la feccia, si inviano agenti di FBI e CIA, si utilizza il ruolo devastante della stampa e degli spazi mediatici lasciati liberi dal controllo governativo (sbaglio clamoroso averli consentiti!), si diffonde caos e… il piatto è servito.

Si colpisce la Bolivia, però, non solo per allontanare Morales, ma anche per lanciare un chiaro messaggio alla Cina: questa Nazione, in piena espansione, è da tempo naturalmente interessata, sulla base di patti equi di interscambio, al LITIO boliviano: allontanare Morales significa, pertanto, minare una piazzaforte di approvvigionamento per Pechino; in subordine, significa anche chiudere una fonte per la Russia, intenzionata a promuovere, pur con mille contraddizioni, un nuovo e più equo ordine mondiale, economico e politico. Non solo: la società che gestisce l’estrazione di LITIO in Bolivia è una joint venture boliviano-tedesca; quindi, destabilizzando il quadro politico, si genera un colpo anche a quell’Unione Europea asfittica, imbambolata ed inconsapevole, o complice, dinanzi alla guerra economica promossa dagli Usa e dai circoli oligarchi ad essi collegati. Il litio lo si vuole razziare per quattro soldi, invertendo la tendenza attuale che lo ha reso disponibile, vista l’alta richiesta sul mercato mondiale, a tre volte o più il prezzo di due – tre anni fa, ed impedendo nel contempo qualsiasi sviluppo dell’attività di trasformazione in loco del minerale. Il LITIO viene a rivestire, nell’attuale scenario boliviano, lo stesso ruolo che ebbe lo stagno ai tempi del populista progressista PAZ ESTENSSORO, che, da capo della Nazione, nel 1952 nazionalizzò le miniere e promosse la costruzione di un altoforno statale, vendendo in barre, o a piastre, quello che prima veniva venduto grezzo, con grande scorno di oligarchie e multinazionali. Se in Bolivia le cose dovessero andare male, con un ritorno di EVO, richiesto a furor di popolo, e con il tattico riconoscimento degli attuali usurpatori da parte della Russia, riconoscimento che pare preludere, assieme al netto rifiuto del Venezuela e dei Paesi non allineati di sancire anche solo tatticamente la legittimità dei golpisti, a sviluppi non certo facili per chi, teleguidato da Washington, ha fatto i conti senza l’oste, allora, in questo caso, gli Usa giocheranno, sempre contro Russia e Cina, la carta di una destabilizzazione dell’Afghanistan e dell’area geopolitica compresa fra Turchia, Iran e Cina: l’Asia centrale ex sovietica, tanto per capirsi, con ripercussioni anche nel Caucaso, elemento chiave della stabilità di quell’area. L’Afghanistan, infatti, detiene le più grandi riserve di LITIO mondiali assieme alla Bolivia, ma nessuno lo dice. Ecco perché Russia e Cina non potranno restare “neutrali” o far tattica sul quadro boliviano, anche se solo per essere determinanti, più forti e con possibilità di manovra su tutti gli interlocutori, rispetto al ridisegno dei poteri nella Nazione latino-americana: la “crisi del LITIO” è contro di loro, in primis. Compito del movimento comunista mondiale è quello di non arrendersi ai golpisti boliviani, di mobilitarsi in ogni Paese, in varie forme, contro di essi, mostrando i nessi internazionali della vicenda, per rivolgerli come un’arma contro le borghesie, pilastri dell’iniquo ordine economico mondiale.

Le lezioni da imparare dal colpo di stato in Bolivia

Le lezioni da imparare dal colpo di stato in Bolivia

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Traduzione di Guido Fontana Ros

Articolo originale

Il colpo di stato in Bolivia è devastante per la maggior parte delle persone di quel paese. Quali lezioni se ne devono trarre?

Andrea Lobo scrive al WSWS:

Il presidente boliviano Evo Morales del partito Movimento verso il socialismo (MAS) è stato costretto a dimettersi domenica sera dai militari boliviani in un colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti. Ieri sera, Morales ha twittato che “sta partendo per il Messico” dopo che quel paese ha accettato di concedergli l’asilo.

Dopo tre settimane di proteste a seguito delle contestate elezioni presidenziali del 20 ottobre, le potenze imperialiste e la loro élite-cliente boliviana hanno rovesciato il governo di Morales. Nel contesto di una crescente crisi del capitalismo globale e di una ripresa della lotta di classe a livello internazionale, compresi i recenti scioperi di massa in Bolivia dei minatori e dei medici medici, la classe dirigente ha perso la fiducia che Morales e l’apparato della MAS potessero continuare a reprimere l’opposizione sociale.

Durante i suoi dodici anni in carica, Evo Morales ha ottenuto buoni risultati:

Tasso di analfabetismo:
2006 13,0%, 2018 2,4%

Tasso di disoccupazione
2006 9,2%, 2018 4,1%

Tasso di povertà moderata
2006 60,6%, 2018 34,6%

Tasso di povertà estrema
2006 38,2%, 2018 15,2%

Ma Morales non è riuscito a costruire le difese necessarie per rendere permanenti tali cambiamenti. La leadership dei militari e della polizia era contro di lui. Perché questi uomini occupavano ancora quelle posizioni?

Jeb Sprague @JebSprague – 20:19 UTC · 11 nov 2019

La connessione degli USA con il colpo di stato
I funzionari che hanno costretto #Evo a dimettersi hanno lavorato come attachés militari della # Bolivia a Washington DC. La CIA cerca spesso di reclutare addetti militari che lavorano nel DC.
2013: Gen. Kaliman è stato addetto militare
2018: il commissario di polizia, Calderón Mariscal era presidente dell’APALA in DC

L’Agregados Policiales de América Latina (APALA) dovrebbe combattere la criminalità organizzata internazionale in America Latina. È curiosamente ospitato a Washington DC.

Questi poliziotti e militari hanno collaborato con un multimilionario razzista cristiano-fascista per abbattere Morales.

Morales aveva chiaramente vinto le elezioni del 20 ottobre per un quarto mandato. Il conteggio dei voti era confuso (pdf) perché seguiva il percorso definito dall’Organizzazione degli Stati americani:

Il [Tribunal Supremo Electoral, o TSE] ha due sistemi di conteggio dei voti. Il primo è un conteggio rapido noto come Transmisión de Resultados Electorales Preliminares (TREP, di seguito denominato conteggio rapido). Questo è un sistema che la Bolivia e molti altri paesi dell’America Latina hanno implementato seguendo le raccomandazioni dell’OAS. È stato implementato per le elezioni del 2019 da una società privata in collaborazione con il Servicio de Registro Cívico (SERECÍ), il servizio di registro civile, ed è progettato per fornire un rapido, ma incompleto e non definitivo risultato nella notte delle elezioni per dare ai media un’indicazione della tendenza al voto e informare il pubblico.

I numeri precoci e incompleti fecero sembrare che Morales non avesse vinto il vantaggio del 10% di cui aveva bisogno per evitare un secondo turno di votazioni. I distretti rurali in cui Morales ha un alto supporto di solito sono in ritardo per riportare i risultati e non sono stati inclusi. I risultati completi hanno mostrato che Morales aveva vinto oltre il 10% di vantaggio di cui aveva bisogno per evitare un deflusso.

Kevin Cashman @kevinmcashman – 1:36 UTC · 11 nov 2019
Alla fine, il conteggio ufficiale è stato rilasciato: Morales ha vinto nel primo turno dal 47,08% al 36,51%. Se avete assistito ai sondaggi prima delle elezioni, 5 su 6 hanno previsto lo stesso risultato. E’ strano avere una frode che si abbina ai sondaggi.
Poll Tracker: Presidential Race 2019 della Bolivia

Affermare dei falsi risultati elettorali per istigare rivoluzioni o colpi di stato a colori è uno strumento tipico dell’interferenza degli Stati Uniti. Nel 2009 Mahmoud Ahmedinejad vinse il suo secondo mandato alle elezioni presidenziali iraniane. Le opposizioni appoggiate dagli Stati Uniti hanno sollevato un putiferio anche se i risultati si adattano perfettamente al precedente sondaggio.

L’OAS che ha raccomandato lo schema di conteggio rapido che consente tali manipolazioni riceve il 60% del suo budget da Washington DC.

I media occidentali non definiscono quello boliviano un colpo di stato perché era quello che gli Stati Uniti volevano che accadesse:

Generali dell’esercito  appaiono in televisione per chiedere le dimissioni e l’arresto di un capo di stato legittimamente eletto, sembrano proprio un esempio tratto da manuale di un colpo di stato. Eppure non è certo così che i media delle corporation presentano gli eventi del weekend in Bolivia.

Nessuna agenzia di stampa ha definito l’accaduto come un colpo di stato; invece, il presidente Evo Morales “si è dimesso” (ABC News, 11/10/19), tra diffuse “proteste” (CBS News, 11/10/19) di una “popolazione infuriata” (New York Times, 11/10/19 ) arrabbiata per la “frode elettorale” (Fox News, 11/11/19), per la “vera e propria dittatura” (Miami Herald, 09/11/19). Quando la parola “colpo di stato” viene usata del tutto, viene usata solo come un’accusa da parte di Morales o di un altro funzionario del suo governo, che i media delle corpration  hanno demonizzato fin dalla sua elezione nel 2006 (FAIR.org, 06/06/09, 8 / 1/12, 4/11/19).

I poveri e gli indigeni che hanno sostenuto Morales avranno poche possibilità contro i paracadutisti e la polizia di estrema destra (vid) che ora vanno di porta in porta (vid) per rasrellare la sinistra e i sostenitori di Morales.

Evo Morales ha trovato asilo in Messico. La Bolivia si trasformerà ora in un inferno neoliberista e in una quasi dittatura. Ci vorrà tempo, molti sforzi e probabilmente una guerra civile per riguadagnare ciò che è stato perso durante questo colpo di stato.

Cosa si può imparare da tutto questo?

  • Come ha osservato una persona: “Quando si vuole vincere e mantenere una rivoluzione socialista, si devono erigere ghigliottine”.
  • I movimenti socialisti che salgono al potere devono neutralizzare i loro più grandi nemici locali. Hanno bisogno di costruire le proprie difese. Non possono fare affidamento su quelle istituzioni, come i militari e la polizia, che ereditano da regimi precedenti.
  • Tali movimenti non devono mai fare affidamento su organizzazioni affiliate negli Stati Uniti come l’OAS o su personale militare e di polizia che è stato sottoposto all’indottrinamento degli Stati Uniti.
  • Un movimento ha bisogno di una voce pubblica. Deve costruire i propri media a livello locale e internazionale.

Hugo Chavez sapeva tutto questo. Non appena vinse le elezioni presidenziali in Venezuela, costruì le forze necessarie per difendere lo stato. È l’unica ragione per cui il suo successore Nicolás Maduro ha sconfitto il tentativo di colpo di stato contro di lui ed è ancora al potere.

Purtroppo Evo Morales non è riuscito a seguire questa strada.

La paura della Russia e l’emergere dei Bircher di sinistra

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Traduzione di Davide Spagnoli

Mentre sovente la sinistra tradizionale viene scavalcata a sinistra dalla destra populista, la stessa sinistra non sta mica ferma: scavalca la destra a destra. Sembra un puzzle ma non lo è.

Ma c’è una cosa che accomuna queste due correnti del pensiero politico del sistema politico borghese: l’anticomunismo viscerale, la russofobia e da qualche tempo anche la sinofobia.

Quest’articolo tratta della realtà del clima politico degli USA, ma se ne possono tranquillamente adattare molte parti alla nostra realtà.

La paura dei Russi e l’emergere dei Bircher di sinistra

sinistra usa

Cuba ha una nuova Costituzione

Cuba ha una nuova Costituzione

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A cura di Danila Cucurnia e Guido Fontana Ros

 

Scritto da Fabrizio Casari
Pubblicato: 27 Febbraio 2019 su:
Cuba ha una nuova Carta Costituzionale. Si compone di 229 articoli ed è figlia di una discussione che ha coinvolto l’intera società cubana, che in migliaia di assemblee, con discussioni aperte, a volte aspre, ha proposto e disposto, accolto ed emendato il testo che domenica scorsa è stato sottoposto a referendum popolare. Non si rammenta di altri paesi nel mondo che hanno discusso previamente ogni singolo articolo della Carta come ha fatto l’isola caraibica: qui la Cuba socialista ha confermato originalità e peculiarità del suo modello.
[NdC. l’autore non è a conoscenza del modo di formazione della Costituzione sovietica del 1938. Da libro di Anna Strong, “L’era di Stalin”:<< Altrettanto radicale fu il bisogno di democrazia e di partecipazione che si espresse nelle assemblee che discussero la nuova costituzione, varata nel 1936. Stampata in 60 milioni di copie, essa fu oggetto di dibattito in 527 mila riunioni che elaborarono oltre 150 mila emendamenti. Si trattò di una gigantesca consultazione di massa cui presero parte circa 36 milioni di persone.>>. I comunisti esistevano già da prima del PD, di Rifondazione e di Potere al popolo…]
La nuova Costituzione cubana rappresenta il rinnovato quadro di sistema. In un fase storica di profonde trasformazioni internazionali, alle prese con un blocco criminale che perdura da quasi 60 anni e di fronte a nuove minacce statunitensi, Cuba modifica alcuni aspetti del suo ordinamento politico, giuridico e dell’organizzazione dell’economia che avevano bisogno di verificare il livello del consenso popolare.
La scomparsa del suo lider maximo ha posto la questione della leadership politica, che fino a quando Fidel dirigeva il paese non aveva nemmeno senso porsi. Riformare le istituzioni serve anche a compensare in parte il vuoto di leadership assoluta che il Comandante en Jefe garantiva.
Come in ogni Costituzione, il testo si divide tra i principi generali, quelli relativi ai diritti e doveri dei cittadini e all’organizzazione dello Stato e della società. Nei principi generali, di norma, viene enunciato il carattere politico del relativo sistema. Ebbene, Cuba non fa eccezione. Si ratifica il carattere socialista di Cuba ed il ruolo “dirigente ed unico del Partito Comunista, strumento necessario per la costruzione del socialismo e nella via per raggiungere il comunismo”, definito “meta della società”. C’è anche una conferma della articolazione della rappresentanza che riconosce e valorizza il ruolo degli organismi di massa.
Nella parte relativa all’organizzazione dello Stato si stabiliscono cambiamenti strategici: si conferma il ruolo del Consiglio di Stato ma vengono introdotte la figura del Presidente della Repubblica e del Primo Ministro (che saranno eletti dal Parlamento) e si afferma il concetto del doppio mandato come tempo massimo per entrambi. Per candidarsi alla carica la prima volta dovranno essere stati eletti parlamentari, avere almeno 35 anni e non più di 60.
L’architettura costituzionale è da Repubblica parlamentare, giacché le funzioni di Capo dello Stato e Capo del governo sono distinte. Il Parlamento è l’organo sovrano, elegge Presidente della Repubblica, Primo Ministro, Consiglio di Stato e designa su proposta del Presidente ministri e viceministri. Elegge il Presidente del Tribunale Supremo Popolare, i giudici componenti dello stesso, il Procuratore Generale della Repubblica, il Ragioniere generale dello Stato e il Presidente del Consiglio Elettorale Nazionale.
Il ruolo del Presidente della Repubblica non è tuttavia puramente notarile: è incaricato di garantire l’osservanza della Costituzione negli atti di governo, rappresentare lo Stato e dirigere la sua politica generale, la politica estera, le relazioni internazionali, la Difesa e la sicurezza nazionale. E’ Capo supremo delle Forze armate e determina la loro organizzazione, decreta la mobilitazione generale se la difesa del Paese lo richiede, presiede il Consiglio Nazionale di Difesa ed ha la facoltà di proporre al Parlamento e al Consiglio di Stato lo stato di guerra o la dichiarazione di guerra in caso di aggressione.
Sul piano dei diritti civili, Cuba, che pure nella lotta ad ogni discriminazione di genere e di classe era esempio internazionalmente riconosciuto, inserisce in Costituzione il concetto di unione tra persone indipendentemente dal genere di appartenenza, propone il concetto di unione tra persone senza specificarne il sesso dando rango costituzionale al principio di uguaglianza e non discriminazione per motivi di orientamento sessuale ed identità di genere.
Si afferma anche la centralità della questione ambientale e la laicità dello Stato; l’assenza di una religione ufficiale, il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, sono segnali forti della modernità di Cuba, che ipocritamente viene accusata da paesi bigotti di non essere sufficientemente aperta.
L’economia è certamente uno dei terreni più sensibili e la nuova Costituzione prende di petto la questione senza ambiguità. Senza timore di sfidare il suo passato e di minacciare il suo futuro, Cuba apre al mercato, alla proprietà privata e agli investimenti stranieri come elementi necessari per dare impulso alla crescita economica e allo sviluppo dell’isola. Perché, come disse lo stesso Raul Castro “da essa dipendono sostenibilità e preservazione del nostro sistema sociale”.
La nuova organizzazione economica non riduce – semmai amplia – la sfera dei diritti sociali. La pianificazione economica continuerà a costituire la componente fondamentale nella direzione dello sviluppo. Si ribadisce la proprietà statale del suolo e del sottosuolo, delle risorse strategiche, la titolarità esclusiva in tema di organizzazione sociopolitica, difesa, moneta, giustizia, commercio interno ed estero, salute, istruzione, cultura e sistema bancario.
Una scelta in decisa controtendenza rispetto al mantra delle privatizzazioni dei servizi essenziali, sui quali il turbo capitalismo esercita il massimo della pressione, ritenendolo l’ultimo terreno di accumulazione primaria concepibile nell’Occidente post-industriale. A Cuba l’economia assume priorità diverse: garantire sanità, trasporti, istruzione, pensioni e case, rivendicare l’uguaglianza assoluta nell’accesso ai diritti, comporta la prevalenza della politica sull’economia. A sostenere il welfare contribuiranno anche le entrate derivanti dalle imposte sulle attività privata.
La nuova Costituzione prevede sette tipi diversi di proprietà: statale, cooperativa, sociale, privata, mista, di istituzioni associative e personale. Lo Stato regola e controlla il modo in cui esse contribuiscono allo sviluppo economico e sociale.
Il riconoscimento della proprietà privata come una delle possibili forme nell’economia produrrà inevitabilmente un mutamento del mercato del lavoro; questo apre scenari difficili da prevedere in tutta la loro portata e rompe schemi consolidati, cari all’ortodossia di nemici e amici. Ovvio che le ripercussioni si faranno sentire e le scelte future dovranno essere misurate proprio sui mutamenti che interverranno.
Il fatto è che Cuba avverte la necessità di riprogrammare il cosa e il quanto lo Stato deve produrre e, quindi, la forza lavoro che ha bisogno d’impiegare. Perché in nessun manuale di socialismo é scritto che il lavoro artigianale non possa essere privato. Che un barbiere sia un impiegato pubblico, invece che un artigiano privato, non assegna patenti di autenticità socialista o, viceversa, ne riduce. Affidare ai privati la produzione di servizi destinati al consumo interno appare invece come un utile passo verso una modernizzazione del paese in un contesto di rinnovamento senza abiure.
Con l’inserimento in Costituzione del lavoro autonomo, Cuba volta pagina anche rispetto al recente passato, dove sebbene il lavoro privato fosse tollerato, l’interminabile sequenza di aperture e chiusure esponevano all’incertezza più totale ogni investimento. I 580.000 cubani che lavorano privatamente, i cosiddetti cuentapropistas, ovvero il 13% della mano d’opera del Paese, hanno ora uno strumento di riconoscimento che solo una decina di anni addietro sarebbe sembrato impossibile. Da ora si trasforma in diritto ciò che è già presente in fatto, eliminando sostanzialmente il mercato nero dei prodotti e delle prestazioni, che tanto danno reca alla già fragile economia e che tanta diseguaglianza intrinseca produce proprio nella patria dell’egualitarismo.
Sul piano della fiscalità generale si ritiene che la legalizzazione di attività lavorative esercitate da privati riduca notevolmente lo svolgimento delle stesse attività in nero. L’obiettivo finale è che tutto questo contribuisca a rendere minore la distanza tra la domanda di beni e servizi della popolazione e la possibilità dello Stato di soddisfarla. Sprechi, inefficienze e abusi possono essere fortemente ridotti proprio da politiche economiche premianti e calibrate sulle necessità del consumo interno.
L’intenzione evidente è semplice: far funzionare quello che non funziona. Inefficienze e disorganizzazione pesano troppo su un’economia che già patisce un blocco economico di quasi sessant’anni, inumano ed anacronistico, che ha provocato oltre 800 miliardi di dollari di danni diretti e molti di più indiretti.
Perché quando si parla di economia cubana non bisogna mai dimenticare il contesto e le condizioni in cui l’isola opera. L’impossibilità per i paesi terzi di realizzare affari con Cuba, se si vuole farlo anche con gli Stati Uniti, produce una contorsione ulteriore della già difficile partita dell’import-export tra l’isola e i fornitori di prodotti. Le importazioni di Cuba (che non gode di linee di credito garantite dagli organismi finanziari internazionali) sono pagate anticipatamente e a caro prezzo, mentre le esportazioni dei suoi prodotti, sulla base dei prezzi internazionalmente imposti dal Wto, risentono del livellamento verso il basso.
La nuova Costituzione cubana, in sostanza, appare il risultato di un ammodernamento della teoria politica e del progetto sistemico che si propone di realizzare. E se qualcuno, prigioniero dei milioni di interrogativi fuori luogo, aveva immaginato o sognato il “dopo Fidel” con l’abiura o la disintegrazione, aveva prefigurato l’ammodernamento del sistema con una revisione ideologica che potesse aprire la strada ad un ripensamento dello stesso, se insomma avesse immaginato il post castrismo come post socialismo, resterà decisamente deluso.
Sessant’anni dopo il suo trionfo, le modifiche costituzionali approvate non indicano ripensamenti ma vanno nella direzione opposta: modificano il modello per non cambiare il sistema. La decisione è quella di adeguare per fortificare, di evolversi per competere, di migliorare per vincere e non solo per resistere.
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Preambolo della nuova costituzione della Repubblica di Cuba

(Si ringrazia l’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba per la traduzione)

NOI, IL POPOLO DI CUBA,ispirati dall’eroismo e dal patriottismo di coloro che hanno combattuto per una Patria libera, indipendente, sovrana, democratica, di giustizia sociale e di solidarietà umana, forgiata nel sacrificio dei nostri antenati;dagli aborigeni che hanno resistito alla sottomissione;dagli schiavi che si sono ribellati contro i loro padroni;da coloro che hanno risvegliato la coscienza nazionale, l’anelito cubano di patria e libertà;dai patrioti che, a partire dal 1868, hanno iniziato e partecipato alle nostre lotte di indipendenza contro il colonialismo spagnolo e da quelli che nell’ultimo impulso del 1895 hanno avuto la loro vittoria frustrata dall’intervento e dall’occupazione militare dell’imperialismo statunitense nel 1898;da coloro che hanno combattuto per più di cinquant’anni contro il dominio imperialista, la corruzione politica, la mancanza di diritti e di libertà per il popolo, la disoccupazione, lo sfruttamento imposto dai capitalisti, dai proprietari terrieri e da altri mali sociali;da coloro che hanno promosso, integrato e sviluppato le prime organizzazioni di lavoratori, contadini e studenti; che hanno diffuso idee socialiste e fondato i primi movimenti rivoluzionari, marxisti e leninisti;dai componenti l’avanguardia della Generazione del Centenario della nascita di Martí, che nutriti dai loro insegnamenti ci hanno portato alla vittoria popolare rivoluzionaria del gennaio 1959;da coloro che, con il sacrificio della loro vita, hanno difeso la Rivoluzione e hanno contribuito al suo definitivo consolidamento;da coloro che hanno compiuto in massa eroiche missioni internazionaliste;dall’epica resistenza e dall’unità del nostro popolo;
GUIDATI dal pensiero rivoluzionario, antimperialista e marxista cubano, latinoamericano e universale più avanzato, in particolare dal pensiero e dall’esempio di Martí e di Fidel e dalle idee di emancipazione sociale di Marx, Engels e Lenin;
SOSTENUTI dall’internazionalismo proletario, dall’amicizia fraterna, dall’aiuto,dalla cooperazione e dalla solidarietà dei popoli del mondo, in particolare da quelli dell’America Latina e dei Caraibi;
DECISI a portare avanti la Rivoluzione del Moncada, del Granma, della Sierra, della lotta clandestina e di Girón, che sostenuta dal contributo e dall’unità delle principali forze rivoluzionarie e del popolo ha conquistato la piena indipendenza nazionale, ha stabilito il potere rivoluzionario, ha realizzato le trasformazioni democratiche e ha iniziato la costruzione del socialismo;
CONVINTI che Cuba non tornerà mai più al capitalismo come regime basato sullo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo, e che solo nel socialismo e nel comunismo l’essere umano raggiunga la sua piena dignità;
CONSAPEVOLI che l’unità nazionale e la leadership del Partito Comunista di Cuba, nata dalla volontà unitaria delle organizzazioni che hanno contribuito in modo decisivo al trionfo della Rivoluzione e legittimata dal popolo, costituiscono pilastri fondamentali e garanzie del nostro ordine politico, economico e sociale;
IMMEDESIMATI nei postulati esposti nel concetto di Rivoluzione, espresso dal nostro Comandante in Capo Fidel Castro Ruz il 1° maggio 2000;
DICHIARIAMO la nostra volontà che la legge delle leggi della Repubblica sia presieduta da questo profondo desiderio, finalmente realizzato, di José Martí: “Voglio che la prima legge della nostra Repubblica sia il culto dei cubani alla piena dignità dell’uomo”;
ADOTTIAMO con il nostro voto libero e segreto, mediante referendum popolare, a centocinquant’anni dalla nostra prima Costituzione dei Mambí, approvata a Guáimaro il 10 aprile 1869, la seguente:
COSTITUZIONE

La verità su Frida Kahlo

I 5 MAESTRI

Di Danila Cucurnia

 

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Un altro mito della finta sinistra imperiale, dopo il Che, si rivela essere un terribile stalinista; coscienti di dare un grande dolore ai trotskisti, pubblichiamo un passo dal diario di Frida Khalo dove appunto dichiarò, nel novembre del 1952, di non essere mai stata trotskista, malgrado la sua nota relazione con Trotsky.

A sostegno della nostra affermazione produciamo qui di seguito la documentazione con relativa traduzione dallo spagnolo.

diario2bkahlo1

 

diario2bkahlo2b2

 

La traduzione in italiano:

 

4 Novembre 1952.
Oggi, per la prima volta non sono sola. Sono comunista da 25 anni. Conosco le origini centrali. Si uniscono con radici antiche. Ho letto la storia del mio paese e di quasi tutte le città. Da tempo conosco i suoi conflitti economici e di classe. Comprendo chiaramente la dialettica materialista di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao Tse. Li amo in quanto pilastri del nuovo mondo comunista. Avevo già compreso l’errore di Trotsky sin dal suo arrivo in Messico. Non sono mai stata trotzkista. Però a quell’epoca, 1940 – io ero solamente alleata di Diego (personalmente) (errore politico) – Ma si deve tener conto che sono stata malata fin da quando avevo sei anni e realmente ho goduto molto poco di buona salute nella mia vita e sono stata inutile al Partito. Ora nel 1953. Dopo 22 operazioni chirurgiche mi sento meglio e, di tanto in tanto potrò aiutare il mio Partito Comunista. Benché non sia un’operaia, sono un’artigiana – e alleata incondizionatamente al movimento rivoluzionario comunista.

 

Kahlo Frida, El diario de Frida Kahlo: un intimo autorretrato, a cura di Sarah M. Lowe, introduzione di Carlos Fuentes, LA VACA INDIPENDIENTE – HARRY N. ABRAMS, INC PUBLISHERS, Madrid, 1995.

Burro e cannoni – La Russia ha un piano a due direttrici per aiutare il popolo venezuelano

Burro e cannoni – La Russia ha un piano a due direttrici per aiutare il popolo venezuelano

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Di Joaquin Flores

FONTE

Traduzione di Guido Fontana Ros

 

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MOSCA, Federazione Russa – Le autorità russe hanno lanciato un piano in due parti per aiutare il loro partner strategico, il Venezuela, a uscire dalla profonda crisi. La prima è rivolta immediatamente alla stabilità della sicurezza, e comporta l’uso di mercenari russi approvati dal Cremlino presi dal contingente della Wagner. Reuters ha riferito oggi in mattinata:

“Appaltatori militari privati ​​che svolgono missioni segrete per la Russia sono volati in Venezuela negli ultimi giorni per rafforzare la sicurezza del presidente Nicolas Maduro di fronte alle proteste dell’opposizione sostenute dagli Stati Uniti, secondo due persone vicine agli ambienti degli appaltatori russi.

Una terza fonte vicina agli appaltatori russi ha anche detto alla Reuters che c’era già un contingente in Venezuela, ma non è stato possibile dire quando siano arrivati ​​o quale fosse il loro ruolo.

La Russia, che ha sostenuto il governo socialista di Maduro per un ammontare di miliardi di dollari, questa settimana ha promesso di stare al suo fianco dopo che il leader dell’opposizione Juan Guaido si è dichiarato presidente con l’approvazione di Washington.

È stata l’ultima crisi internazionale a dividere le superpotenze globali, con gli Stati Uniti e l’Europa a sostegno di Guaido, e Russia e Cina che sollecitano la non interferenza “.

Come nota di correzione, l’UE riconosce che Maduro è presidente del Venezuela, nonostante dichiarazioni non ufficiali o personali espresse da vari leader europei o dell’UE, e il rapporto Reuters qui è in grave errore.
In connessione con questo vi è il precedente accordo sulle armi del 6 dicembre 2018. Venezuela e Russia hanno firmato diversi contratti multimiliardari durante la visita della delegazione venezuelana guidata dal presidente Nicolas Maduro a Mosca.

Oggi sono stati firmati dei contratti per garantire investimenti superiori a 5 miliardi di dollari con i nostri partner russi in una joint venture per incrementare la produzione di petrolio greggio”, ha detto. “Inoltre, stiamo garantendo un investimento di oltre 1 miliardo per il settore minerario, principalmente per la produzione di oro.

 Il presidente venezuelano ha anche dichiarato che un accordo sulle forniture di grano russo al paese sudamericano è stato firmato durante la sua visita a Mosca insieme a un contratto sulla manutenzione delle armi.

Abbiamo … firmato un contratto per garantire forniture di 600.000 tonnellate di grano per i venezuelani”, ha affermato, sottolineando che le forniture sono garantite per il 2019 e oltre.

“Inoltre, è stato firmato un contratto per fornire assistenza, manutenzione e riparazione alle armi della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

Inoltre, il 6 dicembre il ministro della difesa venezuelano Vladimir Padrino Lopez ha dichiarato che le forze armate venezuelane sono interessate alla modernizzazione dei sistemi anti-aria terrestri precedentemente forniti dalla Russia.
Questi sono generalmente intesi come un riferimento al sistema S-300 e S-400, che il Venezuela dovrà ottenere il più presto possibile dal momento che gli Stati Uniti minacceranno resto di effettuare “attacchi mirati di precisione” su “obiettivi governativi e militari” per ” la caduta di Maduro”.
La seconda parte del piano prevede una revisione della politica economica in quattro punti.
Secondo la pubblicazione russa Bell, citando fonti nel governo russo, l’economia venezuelana è in crisi e l’inflazione ha raggiunto circa 1.300.000% rispetto allo scorso anno.
Vi sono quattro punti principali nel pacchetto di misure proposto.
In primo luogo, gli economisti russi propongono di introdurre un reddito di base per le famiglie venezuelane. Sostengono che un reddito di base è una misura più efficace per combattere la povertà rispetto ai sussidi di carburante che il governo intendeva introdurre a partire dal 1° gennaio 2019. “Il denaro reale può essere speso sia per il carburante sia per le necessità domestiche”, ha detto un interlocutore addentro alle proposte.
In secondo luogo, i funzionari russi propongono di interrompere il finanziamento del deficit di bilancio con stampa di nuova valuta. Nell’agosto dello scorso anno, Maduro ha rimosso cinque zeri dalla valuta e ha ristampato altro danaro come “bolivar sovrano”, ma senza alcun effetto sulla riduzione del deficit di bilancio e la valuta ha presto perso il 95% del suo valore rispetto al dollaro.
In terzo luogo, gli economisti russi hanno proposto che il Venezuela attuasse le riforme fiscali, seguendo l’esempio della Russia, passando alla tassazione indiretta anziché alle imposte dirette.
La quarta misura proposta dalla Russia comporta un aumento della produzione di petrolio e la massima diversificazione delle esportazioni.
Le fonti giornalistiche riportano che non si sa se il governo venezuelano sia pronto ad attuare le raccomandazioni dei funzionari russi. Tuttavia, il governo venezuelano ha ottenuto dalla Russia le cose importanti di cui aveva bisogno dopo l’incontro con Maduro all’inizio di dicembre. Come risultato dei colloqui, ha dichiarato Maduro, la Russia sta investendo oltre 5 miliardi di dollari nell’industria petrolifera venezuelana e oltre 1 miliardo di dollari nel settore minerario. La Russia fornirà anche 600.000 tonnellate di grano al paese.
Dal 2006, il governo russo e il gigante petrolifero russo Rosneft hanno fornito prestiti a Caracas per almeno 17 miliardi di dollari.
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Joaquin Flores è caporedattore di Fort Russ News, nonché direttore del think-tank di Belgrado, il Center for Syncretic Studies. Educato alla California State University, a Los Angeles, nel campo delle relazioni internazionali, in precedenza ha ricoperto il ruolo di negoziatore capo e organizzatore interno in diverse giurisdizioni per il sindacato della SEIU in California. Flores ha venti anni di esperienza in comunità, lavoro e organizzazione anti-guerra. Flores è apparso regolarmente su “PressTV” iraniana e sulle notizie “RT” della Russia per condividere la sua opinione e analisi degli esperti sulle attuali ni geopolitiche.
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Un caso di penosa disinformazione dei controrivoluzionari attorno alla sanità cubana: la vicenda dell’ospedale clinico chirurgico “JULIO TRIGO”.

Un caso di penosa disinformazione dei controrivoluzionari attorno alla sanità cubana: la vicenda dell’ospedale clinico chirurgico “JULIO TRIGO”.

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Di Luca Baldelli

Cuba rivoluzionaria, faro imprescindibile per tutti coloro i quali credono in un mondo più giusto e libero dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, viene da sempre diffamata dalle centrali della disinformazione controrivoluzionaria ed imperialista. Non vi è campo nel quale la calunnia, l’inganno, la falsificazione, non abbiano tentato di macchiare l’immagine di un Paese che, dal 1959, si è liberato dalla tirannia dell’imperialismo americano, del grande capitale, delle usurocrazie mondiali e dagli intrighi delle mafie. L’intossicazione informativa ha viaggiato sulle stesse lunghezze d’onda del bloqueo economico, dell’embargo assassino mediante il quale gli Usa ed i loro servizievoli, zelanti lacchè hanno tentato di giugulare il Paese e di destabilizzarlo, generando malcontento tra la popolazione. Purtroppo per loro, il tentativo non è riuscito e l’Isola della dignità, della vera libertà e della vera indipendenza, ha tenuto alta la bandiera dei suoi imperituri valori, con un popolo cosciente e coraggioso stretto attorno al Comandante Fidel, al Partito Comunista Cubano e agli organi di autogoverno, presidi saldi e sicuri di piena sovranità.

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Quanto più i successi sono stati acquisiti all’attivo della storia patria, e sono stati certificati in sede internazionale, da fori al di sopra di ogni sospetto, tanto più la rabbia malsana degli imperialisti e dei loro burattini si è sfogata in spettacoli indecenti a base di menzogne, isterismi degni del più malfamato postribolo manicomiale, esibizioni di ignoranza sesquipedale.

Così, mentre tutti i dati registrati e sanciti in sede internazionale ci mostrano una Cuba con indicatori sociali paragonabili a quelli dei più avanzati Paesi del Nord-Europa (che, peraltro, non sono stati saccheggiati per secoli delle loro materie prime e non hanno mai patito embarghi…), qualche “gusano” interno ed esterno si cimenta nell’arte nobile di vedere problemi dove non esistono e dove sono in via di risoluzione.

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Guardiamo prima ai dati nudi e crudi, di fonte internazionale, dell’ONU e delle sue agenzie: Cuba ha un’aspettativa di vita pari a 80 anni (79,74 nel 2016) ed un tasso di mortalità infantile pari al 3,9 per mille; dal 2008 in avanti, quest’ultimo tasso è sempre stato sotto il 4 per mille. Negli Usa delle scintillanti vetrine e del “sogno” che si dice sia a portata di mano per tutti, si è tra il 5 ed il 6 per mille, e come puntualizzeremo più avanti, si tratta solo ed esclusivamente di una media statistica, che copre situazioni assai diverse ed enormi diseguaglianze. Nel 1958, prima della vittoria della Rivoluzione castrista, speranza per tutto il mondo oppresso dall’imperialismo e dal fascismo atlantico, l’aspettativa di vita era di 62/63 anni, mentre la mortalità infantile era del 60/70 per mille nelle statistiche più “edulcorate”, del 125 per mille in quelle più realistiche, che tenevano conto delle mancate registrazioni di nascite nelle zone isolate, montuose e nelle campagne, dove viveva la gran parte della popolazione e dove la povertà era più estesa e grave (le città erano ipocrite vetrine di falsissimo, apparente benessere fondato su lotterie e lenocinio). La disoccupazione cronica e la sottoccupazione dei braccianti e dei ceti più umili faceva sì che l’alimentazione della classe lavoratrice fosse largamente deficitaria, dal lato calorico e proteico: migliaia, milioni di persone speravano quotidianamente che dalla tavola dei ricchi epuloni sfruttatori e mafiosi, che ogni giorno spendevano sul tavolo verde l’equivalente di migliaia di stipendi mensili, cadesse qualche provvidenziale briciola a riempire i loro stomaci avvinti da atavica fame.

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Cuba rivoluzionaria ha posto fine a questo stato di cose: con il compagno Fidel in testa, è stato il primo ed unico Paese dell’America Latina e del mondo a sradicare completamente il problema della denutrizione infantile, investendo poi il 14% del bilancio in istruzione, percentuale raggiunta da nessuna Nazione esistente sulla faccia della terra (la Francia, Paese che ha rapinato colonie per secoli e che non subisce alcun embargo, spende il 7% circa). Istruzione e sanità: un binomio indissolubile, che è pietra miliare di ogni indice reale di misurazione della qualità della vita. Andiamo però oltre ed entriamo specificamente e dettagliatamente nel tema che ci siamo proposti di inquadrare. Il livello di assistenza sanitaria che Cuba garantisce fa sì che molte operazioni, impossibili da effettuare negli Usa, se non per un pugno di ricconi insolenti, si possano compiere nell’Isla Grande del tutto gratuitamente e con le migliori tecnologie possibili, nonostante l’embargo che strozza l’economia e rende difficile il reperimento di molte specialità, strumentazioni, tecnologie. Nonostante questo, già dalla fine degli anni ’80, a Cuba esistevano vari microscopi elettronici, acquistati perlopiù in Giappone, Paese leader in determinate tecnologie, che consentivano di ingrandire fino ad oltre un milione di volte le particelle in osservazione. Grazie a questo e ad altri strumenti, importati dal campo socialista, il livello di ricerca medico-scientifica a Cuba si situava ai livelli dei più avanzati Paesi del mondo. Alla fine degli anni ’80, Fidel riassumeva così la situazione a Gianni Minà: “L’indice di mortalità infantile nel 1986 è stato del 13,6 per ogni mille nati vivi. Stiamo lavorando per cercare di ridurlo (da allora è sceso di 4 volte! E nonostante gli anni di crisi provocati dal crollo del socialismo reale e dalla stretta ulteriore all’embargo, ndr). Nei prossimi cinque anni speriamo di far scendere l’indice sotto il dieci. Ormai muoiono solo quelli che hanno poche possibilità di sopravvivere, quelli nati con malformazioni congenite incompatibili con la vita, come dicono i medici (…). Prima della Rivoluzione c’erano seimila medici. Molti di loro esercitavano all’Avana, e molti a dir la verità erano senza lavoro. Iniziammo a costruire ospedali e a sviluppare il servizio medico nelle campagne e nel resto del paese. (…) Adesso abbiamo più di venticinquemila medici; nei prossimi tre anni se ne laureeranno altri tremila e arriveremo quindi a ventotto mila”.

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E ancora: “Un trapianto di cuore negli Stati Uniti costa centoventimila dollari e a volte bisogna ripeterlo. E’ qualcosa che solo i ricchi possono permettersi, anche se talvolta offre il pretesto per ostentare un po’ di filantropia grazie a una colletta. Da noi invece il cittadino – puntualizzava Fidel – riceve l’assistenza medica, costi quel che costi”.

Questo panorama mai venne meno, neppure negli anni più duri del periodo especial (1991-1994), con la.fine del supporto dei Paesi socialisti, minati e smantellati nei loro ordinamenti dalla controrivoluzione borghese e filo-imperialista, con l’incremento dell’ostilità statunitense, con nuove misure genocide di blocco economico e boicottaggio dell’Isola, colpevole soltanto di non piegarsi al diktat yankee e di difendere a spada tratta la propria sovranità e libertà.

Nel 1995, anno nel quale si cominciavano a cogliere i segnali di una ripresa guadagnata per intero dal popolo col suo sudore, il suo ingegno ed il suo spirito di sacrificio, ma nondimeno si subivano gli strascichi del quadriennio precedente, tutto a base di razionalizzazioni, razionamenti draconiani ed appelli al lavoro volontario per raddrizzare la situazione, il Paese poteva vantare il tasso più basso di mortalità infantile in America Latina: 9 per mille, un dato che assimilava Cuba ai Paesi euro-occidentali e l’avvicinava a quello degli Usa (8 per mille), Paese dove però la media statistica è un’illusione, in quanto negli slums e nelle aree depresse si hanno tassi da Paese dal Terzo Mondo, mentre nelle aree abitate dai ricchi si tocca lo zero per mille. In quello stesso anno, il 1995, l’aspettativa di vita a Cuba era di 75,8 anni (nel 2010 l’aspettativa di vita a Cuba è salita a 79,1 per arrivare nel 2016 a 79,74, mentre gli USA sono a 79,3. Considerate che a Cuba il dato è uniforme mentre negli USA vi sono enormi differenze di aspettative di vita, come detto più sopra, tra chi vive a Beverly Hills e chi vive in uno slum di Detroit), al secondo posto in America Latina dietro al Costa Rica (76,2), Paese verso il quale, però, nessun embargo è mai stato in vigore e nel quale le discrepanze tra ricchi e poveri sono considerevoli e si riflettono sui dati socio-sanitari, esattamente come nel caso degli Usa.

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In questo quadro che qualsiasi parte politica dovrebbe prendere ad esempio, togliendosi il cappello davanti a risultati inequivocabili raggiunti con l’eroico, corale impegno di tutto il popolo, sotto la direzione del Partito e degli organi di autogoverno popolare, si inserisce l’azione di squallidi propagandisti, in gran parte cubani con base a Miami, centrale dell’eversione anti-castrista, legati a doppio filo alle agenzie statunitensi, ai circoli reazionari, a determinati potentati economici, i quali hanno preteso, in maniera squallida ed anche molto poco intelligente, infangare l’immagine di Cuba in campo sanitario. Mentre l’ONU e l’OMS certificano una situazione che ogni Paese in via di sviluppo ed anche moltissimi Paesi evoluti si augurerebbero, ecco che certi blog, organi di disinformazione, centrali di manipolazione delle notizie tirano fuori vari casi, tutti riconducibili alla malafede ed all’occultamento della verità, tra i quali spicca, per maldestrezza, quello relativo all’Ospedale clinico-chirurgico “Julio Trigo”, sito nell’area della provincia de L’Avana, precisamente ad Arroyo Naranjo, Municipio di oltre 180.000 abitanti. Tale presidio sanitario, legato in modo speciale all’Università ed ai suoi laboratori e centri formativi, serve con il suo qualificato personale molteplici esigenze di un bacino di quasi mezzo milione di persone. Nel 2012/2013, tale ospedale è stato sottoposto ad interventi radicali di recupero, risanamento e risistemazione, con contestuale potenziamento di tutto un ventaglio di servizi fondamentali. Ebbene, cosa ti inventano i pennivendoli cullati sotto le palme di Miami, molti dei quali non vedevano quell’ospedale e la zona afferente da decenni? Una serie di articoli volti a dimostrare che la struttura è fatiscente, incapace di fornire cure adeguate, del tutto abbandonata. Immaginate di trovarvi davanti ad un cantiere che sta procedendo ad un recupero importante di un vecchio edificio, per renderlo più bello ed accogliente, e di trovarvi dinanzi ad un cretino che comincia a parlare al microfono denunciando il fatto che lo scheletro delle armature deturpa la visuale, che alcune infiltrazioni interne provocate dai lavori in corso stanno causando allagamenti, che vi sono pareti scrostate e che su dieci bagni se ne trova uno otturato. Come trattereste il tipo, se non indirizzandolo verso una visita psichiatrica specialistica? Eppure, nessuno ha chiesto il conto alle centrali della disinformazione per l’analogo caso relativo all’Ospedale “Julio Trigo”. Così, la disinformazione ha fatto il giro del mondo, proponendo immagini di aree abbandonate da tempo spacciate per punti di ricovero, di piani con infissi malmessi e parapetti degradati rivenduti come elementi di arredo architettonico permanenti, anziché come situazioni in via di risoluzione grazie ai restauri, di bagni smantellati da tempo o in via di risanamento, fatti passare per emblematici del livello dei servizi sanitari a Cuba. Come se, oltretutto, gran parte degli abitanti dei Paesi in via di sviluppo non sognasse anche solo un ospedale con quattro mura ed un paio di strumenti per potersi curare, anche in mezzo a mura scrostate e bagni non proprio eleganti e raffinati; come se nella gran parte degli ospedali di moltissime metropoli del capitalismo sviluppato non vi fossero situazioni ai limiti dell’emergenza igienico-sanitaria, con pantegane scorrazzanti e malattie infettive contratte in massa nei ricoveri! Addirittura, si è fatto fare il giro della rete ad una sedia a rotelle per i ricoverati ingegnosamente messa a punto unendo una sedia di plastica ad un normale telaio, senza pensare che Cuba soddisfa il 90% della domanda di articoli simili con sforzi enormi, mettendone sul mercato di nuovi e funzionali e rimediando al deficit l’inventiva, e che senza embargo non vi sarebbe stato bisogno di mettere in atto l’arte di arrangiarsi, che comunque fa sì che nessuno si debba muovere, a Cuba, su tavole di legno con le rotelle come nei quartieri più poveri delle metropoli del Terzo Mondo, magari chiedendo l’elemosina, visto che il sistema previdenziale cubano in altri luoghi è solo un miraggio. Ad ogni buon conto, la vergognosa campagna di stampa sull’Ospedale “Julio Trigo” è stata tragicomica: coloro i quali mai si erano accorti del degrado parziale e fisiologico di una struttura, lo hanno additato in maniera grottesca come simbolo del livello medio delle strutture sanitarie cubane, proprio mentre il governo ed il popolo di Cuba, coscienti della situazione e delle sue reali proporzioni, stavano risolvendo il problema. Oggi quel centro sanitario si presenta a tutti coloro i quali vogliano visitarlo non solo rinnovato nella veste estetica e nelle pertinenze architettoniche più funzionali alla sua attività, ma anche nel quadro delle prestazioni offerte alla popolazione, sempre più ampie ed efficaci. Nuovi servizi igienici, padiglioni interamente risanati, altri costruiti di sana pianta, letti e armadi nuovi di zecca, fanno pendant con prestazioni migliorate nella qualità e nella quantità: tutto questo, mentre nel pingue occidente si tagliano servizi e posti letto, si rendono a pagamento prestazioni prima gratuite, si obbligano i cittadini a pagare più volte la sanità: con le tasse, con i contributi pubblici o assicurativi, con il ricorso alla sanità privata anche in ambiti prevalentemente pubblici, viste le chilometriche liste d’attesa. Il corredo di immagini fotografiche e videoregistrate, la dice lunga sulla mistificazione che denunciamo:

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Un’ala prima del risanamento, che l’ha resa completamente nuova e sicura. Era, prima, utilizzata solo in parte.

 

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Una visione completa della stessa ala e degli spazi ad essa prossimi: come si può vedere, ad una parte utilizzata ne corrispondeva una già abbandonata, poi ristrutturata e rimessa a nuovo (il trave appoggiato alla finestra era di una pertinenza non più utilizzata dal personale e dai ricoverati se non come magazzino).
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La famosa sedia a rotelle. Esempio rarissimo a Cuba, dove il 90% delle carrozzine sono moderne e funzionali (basta fare un giro sul web, vi sono immagini di disabili e di centri di trattamento per costoro).
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Da “Courtney photo”: come si può ben vedere, la data in sovraimpressione (3.9.2012) è anteriore alla fine dei lavori di risanamento (primavera/estate 2013, con prosieguo e messa a punto generale nel 2014). Ad ogni modo, qui si tratta di locali di passaggio, in parte adibiti a depositi e, forse (da verificare) a camere mortuarie, non a punti di ricovero.

Immagini autentiche che chiariscono come siano andate le cose, dalla viva voce degli operatori sanitari cubani e dei pazienti, sono queste:

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA RAGIONATE:

  • uno degli articoli dai quali è partito tutto (fondato su fonti anonime, il che è tutto dire!):

MISCELANEASDECUBANET

  • la prosecuzione nel 2014 della campagna scandalistica, anche con vecchie fotografie, quando il 99% dei problemi era ormai risolto:

CUBANET.ORG

  • si possono consultare annuari cubani e dati statistici relativi alla situazione socio- sanitaria dell’Isola su:

ONE.CUB

  • in ordine ai dati OMS:

https://www.who.int/gho/countries/cub/en/

  • rispetto ai dati FAO:

FAO.ORG

Gianni Minà: “Fidel Castro” (Sperling e Kupfer Editore, 1996), con particolare attenzione al dodicesimo capitolo, dedicato alla medicina.

Antonio Soda: “Que pasa en Cuba” (Edizioni L’Altritalia, 1996). Utile soprattutto per la panoramica breve ma esaustiva di dati sulla Cuba di Batista.

http://lasa.international.pitt.edu/Lasa2003/McGuireJames.pdf
(fonte anticomunista, ma in alcuni punti oggettiva ed attendibile)

PERCHE’ 5 CUBANI ANTITERRORISTI, DA 14 ANNI, SONO IN CARCERE NEGLI USA

PERCHE’ 5 CUBANI ANTITERRORISTI, DA 14 ANNI, SONO IN CARCERE NEGLI USA

REDAZIONE NOICOMUNISTI

DI ANGELO GIAVARINI

 Amicuba numero 50 del 5 settembre 2012

Vi sono casi in cui vengono violate norme giuridiche e processuali; è il caso delle condanne a 5 cubani antiterroristi, incarcerati negli Stati Uniti, per la cui liberazione hanno sottoscritto appelli e raccolto centinaia di migliaia di firme in tutto il mondo le Associazioni di Amicizia con Cuba, Istituzioni internazionali, Premi Nobel, Giuristi, Intellettuali, Artisti, Attori Registi, Cantanti di fama mondiale.In questi 14 anni di criminale detenzione nelle carceri Statunitensi dei 5 Patrioti cubani, vi sono state centinaia e centinaia di mobilitazioni in tutto il mondo, manifestazioni, dibattiti, convegni, scritte canzoni e realizzato opere teatrali, girato pellicole, allestito mostre, ma di tutto ciò i grandi media, quelli che straparlano sempre di ”democrazia e di libertà”,  quelli che fanno sapere all’ ”opinione pubblica mondiale e alla comunità internazionale” che alla regina Elisabetta II  è morto il cane, questi media e mezzi di ”informazione”, ignorano spudoratamente la vicenda assurda e dolorosa di questi 5 antiterroristi cubani, in carcere perché venissero evitate azioni terroristiche sul territorio cubano da parte di mercenari Cia.

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Il compagno Angelo Giavarini con la figlia del Che Aleida durante una conferenza al Circolo ITALIA- CUBA  “Celia Sanchez-Marilisa Verti” di Parma

Cercherò, con questo articolo,di essere più esauriente illustrando gli avvenimenti per capire lo svolgersi della vicenda.

Chi sono i 5 eroi cubani e come contattarli:

http://www.italiacuba-verona.it/index.php?option=com_content&view=article&id=190&Itemid=39

LA ”STRATEGIA” DELLA STAGIONE DELLE BOMBE A CUBA 

Negli anni del ”Periodo Especial” (http://www.partopercuba.it/ciperio.htm ), quelli più duri del dopo dissolvimento dell’ URSS, venne attuata una sistematica strategia terrorista a Cuba, dalla Cia, dalla FNCA (Fondazione Nazionale Cubano-Americana), dal Dipartimento di Stato Usa e da numerosi gruppi terroristi come Hermanos al rescate ( http://it.wikipedia.org/wiki/Hermanos_al_Rescate), Consiglio per la libertà di Cuba (http://www.cubainforma.it/2006/terrorismo/occ/clc.htm ),  Alpha 66 (link trovato solo in inglese:http://en.wikipedia.org/wiki/Alpha_66) ed altre sigle terroriste dirette da quel criminale, assassino di Luis Posada Carrilles e da Orlando Bosch; questi  assoldavano mercenari da tutto il Sud e Centroamerica, per mettere bombe in alberghi, hotel, ristoranti, spiagge o locali di intrattenimento come il Tropicana o la Bodeguita del Medio (IL MINISTERO DELL’ INTERNO CUBANO ACCUSA: I QUATTRO ATTENTATI IN DUE GIORNI “SONO OPERA DI TERRORISTI ARMATI E INVIATI DAGLI STATI UNITI” L’ Avana, bomba nel bar di Hemingway Colpita la “Bodeguita del Medio”, storico locale della capitale articolo di Simone Gianfranco sul Corriere della Sera del 6 settembre 1997: http://archiviostorico.corriere.it/1997/settembre/06/Avana_bomba_nel_bar_Hemingway_co_0_97090611384.shtml), ed in altri luoghi dell’Isola, per indurre il turista a rinunciare ad andare a Cuba e incidere sulla già disastrata economia cubana di quel periodo cuasata dall’embargo. Questa venne appunto chiamata ”strategia della stagione delle bombe” e causò morti e feriti. Fra le vittime ricordiamo il nostro connazionale Fabio di Celmo (intervista di Celmo padre), straziato dall’esplosione di una bomba al Hotel Copacabana di La Habana il 4 settembre 1997. Questo ordigno fu collocato da un mercenario salvadoreno, Cruz Leon (http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/293150.stm), tutt’ora nelle carceri dell’isola (1). Dopo le azioni terroristiche provenienti da questi gruppi (ricordiamo che Cuba ha subito attentati e sabotaggi da parte del terrorismo Usa che hanno causato ben 3478 morti e 2099 feriti, fra i quali  numerosi mutilati a vita, oltre a ingenti danni materiali ed economici, causati anche da un cinquantennale ”bloqueo” criminale e genocida), da parte del governo cubano venne deciso che, allo scopo di prevenire ulteriori stragi, venissero infiltrati agenti cubani all’interno dei gruppi mafiosi e terroristi della Florida  e soprattutto di Miami, nei covi da loro diretti e frequentati, che le autorità federali mai avevano toccato. Dopo le numerose note di protesta del governo cubano a quello statunitense anche in sede ONU, nel 1998 il presidente Clinton attraverso l’ FBI acconsentì allo svolgimento di una riunione dove venne fatta la proposta di collaborare con Cuba per eliminare queste organizzazioni e movimenti  che costituivano vere e proprie centrali eversive; ma le pressioni politiche interne fecero cambiare idea alla Casa Bianca e, pochi mesi dopo, quando il governo dell’Avana (fidandosi per la prima volta), inviò quelle informazioni costituite da documenti, filmati e registrazioni che confermavano la presenza di organizzazioni terroristiche anticubane in Florida, il governo degli Stati Uniti, anziché porre fine alle attività terroristiche, autorizzò l’ FBI all’arresto e alla detenzione dei 5 Patrioti antiterroristi cubani. Era il 12 Settembre 1998.

(1) vedere il Film * La sottile linea della verità * (cuando la verdad despierta ) del Regista italiano Angelo Rizzo .

DALL’ARRESTO AI PROCESSI FARSA 

Antonio Guerrero, Ramon Labanino, Fernando Gonzales, Gerardo Hernandez, Renè Gonzales, vengono arrestati ed incarcerati mentre svolgono l’incarico di conoscere, nelle stesse ” viscere del mostro” (come lo chiama Josè Martì ), i piani operativi contro il governo ed il popolo cubano. Così le vittime diventano i giudicati per poi essere condannati senza un giusto processo. Dopo numerose eccezioni della difesa e grazie pure alle numerose e forti mobilitazioni in tutto il mondo (senza alcun accenno da parte dei media internazionali e nazionali), recentemente alcune di queste sentenze sono state riviste e ci sono state alcune riduzioni alle pene:Ramon Labanino:  da una pena di 1 ergastolo + 18 anni, attualmente ha una pena ridotta a 30 anni; Antonio Guerrero da 1 ergastolo + 10 anni, a 21 anni e 10 mesi + 5 anni di arresti domiciliari con libertà vigilata; Fernando Gonzales da 19 anni a 17 anni e 9 mesi; Gerardo Hernandez non ha avuto alcun sconto pena e mantiene i 2 ergastoli + 15 anni di carcere; Renè Gonzales, il suo caso ora è diverso, perché dopo aver ricevuto 15 anni di detenzione iniziale, dal 7 ottobre 2011 vive agli arresti domiciliari con libertà vigilata nella citta’ di Miami dopo aver scontato 13 anni di carcere a Marianna (Florida), ora deve scontare altri 3 anni a Miami, città covo di mafiosi e terroristi della Florida. In questa città ha già subito minacce scritte e comunicate e si teme per la sua incolumità personale; probabilmente dà maggiore garanzia di sicurezza una cella di un carcere. Il suo caso negli ultimi mesi le Associazioni di Solidarietà con Cuba hanno cercato di portarlo a conoscenza nel modo più assordante verso l’opinione pubblica mondiale ed ha riguardato la grave malattia che ha colpito suo fratello Roberto, uno dei suoi avvocati nella causa. Grazie ad una petizione mondiale di elementare umanità sostenuta dalla difesa, René è stato autorizzato ad andare a Cuba dal 28 marzo 2012 al 13 aprile 2012 per riuscire finalmente a rivedere suo fratello Roberto, prima della sua morte avvenuta pochissimo tempo dopo.

Sono state scritte alcune decine di migliaia di pagine di atti istruttori contro i 5 e CONTRO la loro ingiusta detenzione nelle carceri degli Stati Uniti. Dalle centinaia di manifestazioni di protesta in tutto il mondo, marce, incontri pubblici, esposizioni di pittura (compresi i lavori dei 5 cubani detenuti, come le caricature di Gerardo o le Poesie di Antonio, per farli conoscere ed apprezzare sempre più), alle proiezioni di pellicole, sit-in, raccolte di firme che si susseguono ad un ritmo incalzante dal 1998 ponendo ben in evidenza le parole SOLIDARIETA’ e LIBERTA’, di tutto questo ben poco è stato  pubblicato sui periodici, letto o fatto conoscere dai ”liberi”, ”democratici”,  ”indipendenti” mezzi di comunicazione e di informazione.Le pressioni hanno però portato al risultato che finalmente, dopo questi lunghi anni di carcere, il Tribunale della Corte Federale di Atlanta, con una sentenza che rigettava il primo processo di Miami, ha emesso un documento per cui i 5 patrioti cubani dovevano essere sottoposti ad un serio processo o liberati immediatamente, riscontrando che non avevano commesso i delitti per i quali erano stati incriminati. Oggi sappiamo che il procedimento giudiziario eseguito contro di loro nei tribunali della Florida, è risultato irregolare; non solo perché il procedimento non corrispose mai a quel che si chiama ”un debito processo legale”, ma perché è stato accertato che i giudici e le giurie della Corte hanno agito influenzati da azioni comprensive di minacce. Come ben sappiamo la campagna di stampa contro i 5 fu finanziata e pagata per riempirla di menzogne che influissero sulle decisioni dei Tribunali di Giustizia degli USA: testimoni impauriti o comprati servirono come prove davanti a giurati e giudici; documentazioni tratte da dichiarazioni false e calunniose hanno permesso alla procura di portare accuse infondate. Come detto, la stampa internazionale, per molto tempo, ha nascosto questo caso evitando di darne notizia tanto che il ”COMITATO INTERNAZIONALE per la LIBERAZIONE dei 5”, composto anche da 10 Premi Nobel,  il 3 marzo 2004 ha dovuto comprare una pagina del New York Times, pagandola la modica cifra di 60.000 dollari; un episodio che ribadisce la irreversibile crisi di credibilità di un giornalismo supponente ed ipocrita, teso ormai a nascondere tutto ciò che non conviene alla politica e all’economia degli Stati Uniti e di buona parte dell’Occidente. Da numerose parti del mondo si sentono, in tutte le lingue, richieste e domande al governo della Casa Bianca per la scarcerazione ed il ritorno dei 5 a Cuba. Pur non avendo eccessiva fiducia in un gesto di umanità, oltre che politico, di Obama,  riteniamo che proprio da lui possa arrivare la via per la libertà dei 5 eroi cubani, con un uso legittimo delle sue facoltà costituzionali, se volesse, potrebbe infatti porre fine a queste criminali, crudeli ed ingiuste pene detentive.

Sitografia

Pdf del Volantino sulla storia dei 5 eroi cubani da ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI AMICIZIA ITALIA CUBA,Lombardia:

http://www.lombardiacuba.it/images/volantino%20storia%20cinque.pdf

Introduzione di Gianni Mina’ al libro  ”Il terrorismo degli Stati Uniti contro Cuba” http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o6413

15^ Anniversario della morte di Fabio di Celmo, italiano ucciso dai terroristi anticastristi in un albergo a Cuba. Il governo Usa parla di lotta al terrorismo, ma usa due pesi e due misure. In questo frangente, come in molti altri casi, i terroristi non solo non li persegue ma li foraggia e protegge.http://www.granma.cu/italiano/esteri/4-septiembre-fabio-di-celmo.html

Canzone per la liberazione dei 5 eroi cubani: http://www.youtube.com/watch?v=epWfFg6m9PoVolveránCanción del autor Iraldo Leiva, interpretada por José Carlos y el Coro Prisma, dedicada al VII Coloquio Internacional por la Liberación de Los Cinco Héroes y contra el Terrorismo, realizado en Holguín del 16 al 20 de noviembre de 2011.

Giustizia per di Celmo: http://www.granma.cu/italiano/esteri/4-septiembre-fabio-di-celmo.html

http://www.stadiotardini.it/2014/05/dalla-curva-nord-alla-giovane-italia-per-tifare-aleida-guevara-la-figlia-del-che-ricevuta-da-pizzarotti-in-municipio-video-e-fotogallery-amatoriale.html

Daniele Silvestri: «Cohiba»

“L’america ci guarda

non proprio con affetto

Apparentemente placida ci osserva

Ma in fondo, lo sospetto

Che l’america, l’america ha paura

Altrimenti non si spiega come faccia

A vedere in uno stato in miniatura

questa orribile minaccia”

 

Molti si sono tormentati attorno alla domanda: perché il sistema socialista sovietico era così fragile?

Molti si sono tormentati attorno alla domanda: perché il sistema socialista sovietico era così fragile?

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Traduzione di Davide Spagnoli

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Dal libro di Roger Keeran and Thomas Kenny, Socialism Betrayed, Behind the Collapse of the Soviet Union, 2010, New York, Bloomington, versione elettronica, pp. 469-472.
(il libro può essere comprato qui: https://www.amazon.com/Socialism-Betrayed-Behind-Collapse-Soviet/dp/1450241719  oppure è possibile consultarlo qui).
“Senza una comprensione della crescita delle forze interne che si opponevano al socialismo, il sistema sembrava più forte di quanto fosse in realtà, e la sua caduta imprevista è stata quindi tanto più scioccante e sconcertante. Una domanda simile, da un altro punto di vista, si può porre come confronto: se il capitalismo statunitense è sopravvissuto ad un Herbert Hoover, che nel 1929 ha presieduto un crollo economico che ha portato la disoccupazione di massa al 40 per cento e una depressione decennale, così come la sconfitta del suo Partito repubblicano per un lungo periodo, ma il capitalismo USA ha recuperato, è cresciuto e prosperato dopo la seconda guerra mondiale, perché il socialismo sovietico non avrebbe potuto sopravvivere a un Gorbaciov?
La risposta è che il fattore soggettivo è di gran lunga più importante nel socialismo che non nel capitalismo. Questo è sia un punto di forza che un punto di debolezza. Una differenza qualitativa tra socialismo e capitalismo viene catturato nel modo di dire che: ‘il capitalismo cresce; il socialismo viene costruito’. A rischio di una similitudine noiosa, i due sistemi sono come una zattera su di un fiume e un aeroplano. Con il capitalismo – la zattera sul fiume – il timoniere che dirige la zattera deve semplicemente per evitare secche, rapide e cascate. Principalmente, il flusso della corrente del fiume controlla il ritmo e la direzione della zattera. Si tratta di un sistema semplice e soprattutto automatico. È necessaria solo una vaga supervisione. I grandi errori di solito non sono fatali.
Un aereo – il socialismo – è un sistema di trasporto di gran lunga superiore. Il suo raggio d’azione, la sua libertà di direzione e manovra, la sua velocità di gran lunga superiore a quella del zattera fiume. Ma l’aereo richiede l’applicazione consapevole delle leggi della fisica e dell’aerodinamica, la previsione di tanti fattori, la pianificazione, la scienza, la formazione, il personale di terra, il radar, e così via. Si tratta di un sistema complesso che richiede una massiccia divisione sociale del lavoro. La gestione del sistema – il suo pilotaggio, l’aspetto soggettivo della sua guida – è molto più cruciale per il funzionamento sicuro di questo sistema di trasporto rispetto a quanto avviene con la zattera nel fiume. I grandi errori nel pilotare un aereo, anche se rari, sono spesso fatali. C’è un margine minore di errore. Il fatto che gli aerei a volte hanno degli incidenti non prova la superiorità della zattera nel fiume. È solo un argomento per una migliore progettazione, per meglio pilotare, per avere aerei più sicuri.
Le leggi della costruzione del socialismo differiscono dalle leggi dello sviluppo capitalistico. Le leggi del capitalismo operano alla cieca, senza una coscienza, come la legge di gravità che spinge la zattera nel fiume a valle, non importa quale sia il timoniere. Ma le leggi del socialismo, mentre sono obiettive, richiedono un aereo il cui progettista conosca e usi consapevolmente le leggi che regolano forze come la gravità, la spinta, la portanza e la resistenza, e un pilota abile nella tecnica basata sulla sottostante scienza”