Novorossija: Il compagno ‘Texas’ su Strelkov

DA LEGGERE E DA MEDITARCI SU.

Russell Bonner Bentley Vip Video Club 28 novembre 2016Agli albori della rivolta che fece nascere le Repubbliche Popolari di Donetsk e Luqansk, m’ispirai a “Strelkov”, pensando che…

Sorgente: Novorossija: Il compagno ‘Texas’ su Strelkov

La giustizia ostacolata: come 8.000 soldati della Divisione Waffen SS Galitsien furono protetti dal governo britannico

La giustizia ostacolata: come 8.000 soldati della Divisione Waffen SS Galitsien furono protetti dal governo britannico

REDAZIONE NOICOMUNISTI

DI ANDREY PANEVIN

FONTE

traduzione di Guido Fontana Ros

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Soldati della Divisione Waffen SS Galizia sfilano davanti ad Himmler
In seno al continuo sostegno ai politici e militari fascisti dell’Ucraina, fornito dai governi occidentali, molta gente si chiede come possa situarsi un tradimento di tal fatta dei sacrifici sopportati dagli Alleati durante la II GM. Comunque molte persone sono ignare, in gran parte a causa dei mezzi di informazioni sempre più corrotti, che  questi governi hanno alle spalle una sconvolgente storia di protezione dei colpevoli di alcuni tra i più terribili crimini di quella guerra. Uno degli esempi più lampanti di questo comportamento, la protezione dei criminali di guerra dai rigori della giustizia è stato confermato nel 2005 grazie alla declassificazione di documenti del British Home Office attestanti la protezione dalla giustizia penale che attendeva in Unione Sovietica, almeno 8.000 membri della Divisione Waffen SS Galizia.
Quando la Germania nazista si arrese nel maggio 1945 alle Potenze Alleate, la 14a Divisione Waffen SS Galizia, composta da volontari ucraini, continuò la sua ritirata dalle sue posizioni verso occidente per evitare la cattura e la conseguente punizione da parte dell’avanzante Armata Rossa. La divisione, contava circa 10.000 soldati, alla fine scelse di arrendersi alle forze americane e britanniche e fu spedita per un breve periodo nel campo di internamento di Spittal an de Drau in Austria. Il governo britannico, contravvenendo agli accordi della Conferenza di Yalta, si rifiutò di rimpatriare in Unione Sovietica la Divisione Galizia, trasferendola invece in un altro campo di internamento, quello di Bellaria-Igea Marina nell’Italia del Nord. Successe che un trio di importanti fascisti ucraini, Mykola Lebed, padre Ivan Hyry’okh e il vescovo Ivan Buchko, avesse convinto il Vaticano a intercedere in favore dei soldati, che il vescovo Buchko descriveva come “buoni cattolici e ferventi anticomunisti”.
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Militari della Galizien detenuti a Bellaria-Igea Marina

In seguito a questa intercessione, le autorità americane e britanniche che sopraintendevano al campo di internamento, rimasero ferme nel loro proposito di contravvenire all’obbligo di rimpatriare in Unione Sovietica questi soldati. Uno dei principale fautori della decisione di non rimpatriare la Divisione Galizia fu il maggiore Denis Hills. Il maggiore Hills era fiero di proteggere questi uomini e nonostante ammettesse di “essere a conoscenza della loro appartenenza alle SS”, diceva che “l’esercito non si interessava dei crimini di guerra”. Secondo lo storico britannico Stephen Dorril, nel suo libro “M16: Inside the Covert World  of Her Majesty’s Secret Service“, il maggiore Hills descriveva se stesso come un fascista e un acceso anticomunista che si era incaricato personalmente di trasferire la Divisione Galizia in Gran Bretagna. Hills in persona consigliò il capo della divisione, il maggiore Yaskevycz, di dare istruzione ai suoi uomini di mentire e di insistere sul fatto che erano stati costretti a servire i nazisti, non essendo in alcun modo volontari, quando erano interrogati dalla commissione sovietica per il rimpatrio. Il risultato di  questo e il timore che il miglioramento delle relazioni fra l’Italia e l’Unione Sovietica potesse sfociare nel rimpatrio, fecero prendere la decisione del 1 aprile 1947, di trasferire almeno 8.000 membri della Divisione Galizia in Gran Bretagna.

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Soldati della Galizien imbarcati per la Gran Bretagna
I documenti dell’Home Office mostrano anche una generale consapevolezza del retroterra di questi uomini e della Divisione Galizia. Era ben conosciuto il fatto che questi soldati fossero “pessimi e che sarebbero probabilmente sorti problemi se fossero stati impiegati assieme ai polacchi”. A dispetto di questi fatti la tendenza nella corrispondenza britannica su questa divisione, era quella di sorvolare sulla sua storia recente e sul suo ruolo nelle Waffen SS. Tuttavia vi furono obiezioni degne di nota da parte di singoli funzionari dell’Home Office che si occupavano di questo caso, tra cui vi è quella di Beryl Hughes che rilevò:

…risulta difficile comprendere l’atteggiamento del Ministero del Lavoro verso questi prigionieri di guerra. Mentre si prende a cannonate il moscerino del PLF, ci si prepara ad inghiottire con serenità un cammello di grandi dimensioni sotto forma di oltre 4.000 indiscutibili volontari della Wehrmacht, questo mi sembra che tocchi la sommità dell’assurdo…Non posso essere d’aiuto avendo serie perplessità riguardo a questo tentativo di collocare i prigionieri di guerra ucraini sul mercato del lavoro come una semplice altra partita di EVWS. [Lavoratori volontari europei].

Un altro funzionario dell’Home Office, tal F.L.F. Devey si riferiva allo status di “personale nemico arreso” (SEP) assegnato alla Divisione Galizia, definendola una “graziosa finzione” che era stata escogitata durante l’internamento in Italia e che nascondeva il vero status di prigionieri di guerra.
1
Una componente interessante di questi documenti e in particolare dei solleciti del PM canadese Panchuk, è l’appello a simpatizzare con gli uomini della Divisione Galizia per il loro combattere contro i russi e i comunisti invece che contro gli “alleati occidentali”. Questa logica sarà utilizzata dalla CIA negli anni successivi, con operativi di alto rango come Harry Rositzke che spiegava che appena prima e durante la Guerra Fredda, tutti potevano essere considerati degli alleati “in base a quanto fosse vecchio il loro anticomunismo… senza guardar troppo da vicino le loro credenziali”.
2
Anche se c’era la tendenza di dare uno sguardo un po’ più a fondo alle credenziali dei soldati della Divisione Galizia, il governo inglese intraprese una serie di passi per oscurare la brutta storia di questi uomini. Il Dr. Stephen Ankier, farmacologo che si trasformò in un ricercatore dell’Olocausto, portò alla luce l’importante “lista di Rimini”. Questa era un documento classificato che annullava di fatto la possibilità di monitorare i membri della divisione che erano trasferiti in in Gran Bretagna e che bloccava inoltre ogni sforzo volto ad “intraprendere ogni azione contro di essi, nonostante il sospetto che ci fossero nel gruppo dei criminali di guerra che vivevano in Inghilterra”. Uno dei vantaggi della lista di Rimini era che il governo britannico sarebbe stato in grado di nascondere in modo migliore l’identità di quei soldati della Divisione SS Galizia che si erano all’epoca uniti al M16 e all’esercito inglese per contribuire alla campagna antisovietica.
3
Un’inchiesta condotta dall’ex PM britannico Rupert Allason, scoprì che un significativo numero di membri della divisione era stato condotto nella RNAS [Royal Naval Air Station] di Crail in Scozia per insegnare il russo alle reclute dei servizi inglesi. Inoltre Allason disse nel 1990 al parlamento inglese che egli aveva:

ottenuto le prove da persone che avevano svolto là [RNAS Crail] il servizio e che avevano imparato il russo da gente che si vantava delle atrocità commesse… Queste vanterie erano note agli uomini dei servizi che stavano entrando nei reparti di intelligence e dovevano essere altresì note al governo inglese negli anni successivi

A dispetto di queste prove che furono a disposizione per decenni del governo inglese, nessuna azione significativa fu mai intrapresa e non venne mai riconosciuto ufficialmente il ruolo giocato dai britannici nel riparare dai rigori della legge centinaia di criminale di guerra. Ancor più sconvolgente è il fatto che l’accettazione di criminali di guerra della II GM in Inghilterra, non fu solo limitata a questi 8.000 fascisti ucraini, ma fu estesa a un significativo numero di soldati dell’Asse. Gli storici britannici Andrew Thompson e David Cesarani, nelle loro ricerche hanno mostrato che “criminali di guerra di diverse nazionalità entrarono in  Gran Bretagna “attraverso corsie preferenziali rappresentate dai programmi postbellici per i lavoratori e dalle iniziative per il reinsediamento volte a prevenire il rimpatrio nei territori sovietici”.
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Alla luce di queste informazioni la logica sottesa al sostegno occidentale odierno al fascismo in Ucraina, diventa più chiara, specialmente nel contesto della contemporanea isteria russofobica che si riallaccia pesantemente alla retorica antisovietica del periodo postbellico. Le immagini dei politici americani abbracciati ai difensori dell’Ucraina fascista all’inizio potevano apparire scioccanti, ma ora possono essere viste come la continuazione della tradizione politica vecchia di decenni che tradisce i veri eroi e le vittime della II Guerra Mondiale.
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GUERRA ELETTRONICA E ARMI AD EMISSIONE ELETTROMAGNETICA — Marcos61’s Blog

GUERRA ELETTRONICA E ARMI AD EMISSIONE ELETTROMAGNETICA — Marcos61’s Blog

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L’attuale fase politica internazionale è caratterizzata dalla guerra imperialista, dalla nuova ondata della rivoluzione proletaria mondiale in cui segno evidente sono le guerre popolari condotte da partiti comunisti guidati dal marxismo leninismo maoismo e dallo svilupparsi delle contraddizioni interimperialistiche tra le diverse frazioni della Borghesia Imperialista (USA contro paesi europei Francia e Germania […]

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Un’analisi logica della teoria delle “repressioni di massa”

Un’analisi logica della teoria delle “repressioni di massa”

REDAZIONE NOICOMUNISTI

DI PAVEL KRASNOV

FONTE

Traduzione di Guido Fontana Ros

Quando si parla di repressioni di massa che avvennero durante gli anni di Stalin, la propaganda antisovietica afferma i seguenti punti:
  • 20 milioni di sovietici furono uccisi duranti la II GM e altri 20 dal governo nel corso della guerra contro il proprio popolo;
  • 10 milioni furono giustiziati;
  • 40, 50, 120 (!) milioni furono spedite nei campi di concentramento e di lavoro;
  • la stragrande maggioranza dei detenuti in questi campi era innocente, in quanto è ovvio che difficilmente 40 milioni di persone siano tutte dei criminali;
  • quasi tutti i prigionieri furono costretti a costruire canali o furono mandati a disboscare la Siberia dove la maggior parte trovò la morte;
  • perfino i “gulagisti” più famoso sostengono che le repressioni di massa non cominciarono che nel 1933-1935. Questo comporta che tutti questi eventi avvennero in un arco temporale di 15-20 anni che comprende gli anni della guerra;
Quando si chiede: “Perché la gente non si è ribellata mentre veniva sterminata?”, loro rispondono:”La gente non sapeva”. Il fatto che la gente non conoscesse la scala della repressione non solo è confermato da tutti coloro che hanno vissuto in quell’epoca, ma anche da numerosi documenti e testimonianze scritte.
Per quanto perentorie possano apparire queste affermazioni, invero sollevano parecchie domande a cui semplicemente non si può dar risposta.
Da dove proviene un numero così grande di detenuti? All’epoca 40 milioni di persone corrispondevano alla popolazione dell’Ucraina e della Bielorussia prese insieme, o alla popolazione della Francia, o ancora alla popolazione urbana dell’intera Russia dell’epoca. L’arresto e la deportazione di migliaia di ingusci e di ceceni nel 1944 fu notata dalla gente come un grande evento. Quindi perché l’arresto e il trasporto di parecchi milioni di persone avvenne senza che nessun testimone oculare dell’epoca se ne accorgesse? Durate la famosa “evacuazione all’est” delle industrie del 1941-1942, 10 milioni di persone si spostarono dietro gli Urali lontano dalla linea del fronte. Gli evacuati furono collocati in scuole, in rifugi di fortuna scavati nel terreno, presso altre famiglie, insomma dovunque fosse possibile. Questo evento è ricordato da tutta la generazione più anziana. Se lo spostamento di 10 milioni di persone ha provocato un’enorme risonanza pubblica del genere, che cosa sarebbe successo con il trasferimento di 45, 50, 60 milioni di persone? Anche se lo spostamento fosse avvenuto poco per volta per 10-15 anni, avrebbe comunque richiesto l’arresto e la deportazione di almeno 2-3 milioni di persone all’anno inclusi gli anni della guerra.
La stragrande maggioranza dei testimoni oculari del’epoca hanno notato gli spostamenti delle masse dei prigionieri di guerra tedeschi dopo la II GM verso i posti di lavoro, come i siti di costruzione. Per esempio ancora oggi la gente ricorda che “questa strada fu costruita dai tedeschi”. C’erano 3 milioni di tedeschi prigionieri di guerra in URSS e il risultato del loro lavoro non passò inosservato. Cosa sarebbe successo nel caso di un numero di prigionieri maggiore di 10, 20 volte? Solo il fatto dei loro spostamenti da e verso i luoghi di lavoro avrebbe colpito profondamente l’intera popolazione dell’URSS e se ne sarebbe parlato per le decadi a venire. E’ mai successo questo? No.
Com’è possibile trasferire un numero così grande di persone attraverso località selvagge (taiga) e quale tipo di mezzi di trasporto disponibili a quell’epoca furono usati? La costruzione diffusa di strade in Siberia cominciò solamente alla fine degli anni ’30 e fu quasi interamente arrestata durante la guerra. La movimentazione di milioni di persone nella taiga senza strade a disposizione non è proprio possibile, non vi è alcun modo di rifornirli durante il lungo viaggio.
Dove furono alloggiati i detenuti. Si è detto che i prigionieri vivessero in baracche, ma anche la più grande baracca non può ospitare più persone di un edificio a cinque piani. L’alloggiamento di 40 milioni di persone richiederebbe la costruzione di dieci città della grandezza di Mosca. Dove sono le tracce di questi insediamenti? Tutte le prove puntano verso la non esistenza di questo fatto.
Se un tale numero di detenuti fosse stato distribuito in molti piccoli campi dislocati nelle terre selvagge, sarebbe stato impossibile rifornirli e trasportarvi i prigionieri senza strade. Per di più questi campi non potevano essere collocati troppo vicini a strade o città poiché risultava impossibile nasconderli e tutti avrebbero saputo della loro esistenza.
Il famoso canale Belomor fu costruito da 150.000 prigionieri, l’opera portuale e idraulica di Kirovsk da 90.000. L’intero paese sapeva che erano stati costruiti da prigionieri. Questi numeri sono un nulla se paragonati alle decine di milioni di schiavi che avrebbero lasciato dietro di loro queste strutture veramente gigantesche. Dove sono queste strutture e qual’è il loro nome? Ci sono molte altre domande che non hanno risposta.
In quale modo un numero così grande di persone poteva essere nutrito? Anche se presumiamo che fossero nutriti con le razioni della Leningrado assediata (250 grammi di pane al giorno per ogni adulto in grado di lavorare), nondimeno sarebbero stati necessari almeno 5.000 tonnellate di pane al giorno, senza considerare le necessità delle guardie dei campi.
Molti hanno visto immagini della celebre “strada della vita”, una strada che attraverso il lago Ladoga ghiacciato giungeva a Leningrado assediata, strada usata durante la guerra. In quelle immagini si possono vedere file infinite di autocarri da 1,5 e 3 tonnellate, praticamente i soli mezzi trasporto oltre la ferrovia. La popolazione della Leningrado sotto assedio ammontava a 2 milioni. La lunghezza della “strada della vita” era solo di 60 km, ma il trasporto di rifornimenti anche su una distanza così breve rappresentava un problema estremamente serio. La più grande difficoltà non era rappresentata dai bombardamenti tedeschi che neanche per un giorno interruppero la linea dei rifornimenti, ma dalla scarsa capacità logistica di una strada di campagna (com’era in realtà la “strada della vita”). Come possono i sostenitori dell’ipotesi delle repressioni di massa raffigurarsi il quadro dei rifornimenti di 10-20 città della grandezza di Leningrado, collocate a centinaia o migliaia di chilometri dalle strade più vicine? Com’era possibile trasportare la produzione dei prigionieri utilizzando i mezzi di trasporto di allora? Non aspettatevi alcuna risposta a questa domanda, non ne avrete proprio.
Dove erano detenuti gli arrestati? Un detenuto in attesa di giudizio non viene detenuto insieme ai condannati che già scontano la pena. Allo stesso modo questi non erano detenuti in regolari prigioni, fatto che significa che dovevano essere rinchiusi in strutture di custodia preventiva e quindi in ogni città ci dovevano essere delle strutture in grado di contenere migliaia di persone. Ci dovrebbero essere state strutture veramente massicce come la famosa Butyrka, il più grande carcere della Russia adibito alla custodia preventiva che poteva ospitare un massimo di 7.000 detenuti. Anche se la costruzione di queste gigantesche prigioni fosse passata inosservata alla gente, queste prigioni sarebbero state impossibili da camuffare in modo da trarre in inganno. Queste particolari e gigantesche costruzioni sono forse sparite dopo l’epoca di Stalin? A proposito dopo il golpe di Pinochet in Cile, 30.000 arrestati furono rinchiusi negli stadi, fatto che fu notato immediatamente dal mondo intero. Quindi cosa possiamo dire al riguardo quando si parla di milioni di prigionieri?
Alla domanda: “Dove sono le fosse comune di milioni di innocenti assassinati?”, non avrete nessuna risposta udibile. Dopo l’isteria della perestrojka ci si aspettava delle scoperte di questi siti di sepoltura di massa insieme all’inaugurazione di monumenti ed obelischi proprio in questi luoghi, ma nessun sito del genere fu mai scoperto.  Il fatto delle esecuzioni di massa e delle conseguenti fosse di una scala così enorme è impossibile da nascondere. Ad esempio, le fosse di Babij Yar sono note al mondo intero e durante il 1941-1943, l’intera Ucraina era a conoscenza di questo centro nazista di esecuzioni di massa. In quegli anni si stima che da 70.000 a 200.000 persone siano state uccise e seppellite a Babij Yar. Se fu impossibile nascondere queste esecuzioni, cosa si può dire di esecuzioni 50-100 volte maggiori.
La questione della grandezza delle repressioni può trovare risposta con solo semplice esempio: si sa che circa 8 milioni di soldati sovietici morirono nella guerra e che 30 milioni di cittadini sovietici furono arruolati nell’esercito sovietico durante la guerra. In ogni famiglia sovietica, almeno uno (normalmente di più) fra i parenti stretti prestò servizio nell’esercito durante la guerra. Nella maggior parte di queste famiglie almeno un parente stretto morì al fronte. E’ successo qualcosa di simile nelle repressioni di massa, dal momento che i numeri supposti sono molto più grandi? Ci sono stati in ogni famiglia sovietica almeno uno o due “giustiziati” e numerosi “repressi”?
Ritengo che i fatti e le argomentazioni di cui supra sono più che sufficienti a provare che non ci furono repressioni di tale entità. Nessuno fino ad ora è stato in grado di controbattere. Anche se uno di questi fatti possa essere suscettibile di argomentazioni contrarie manipolando i dati, non possono essere confutati tutti nel loro insieme. Il completamento delle simulazioni di anche solo una parte di queste condizioni è impossibile.
Queste cifre colossali non sono state prese a caso dai falsificatori. Questi enormi numeri colpiscono profondamente le persone, creando forti emozioni e queste forti emozioni bloccano la capacità di analisi critica. Le vittime di tali manipolazioni non possono credere che qualcuno possa mentire a questo modo. Metodo largamente usata dalla propaganda nazista.
Ogni psicologo sa che per ogni individuo medio, qualsiasi cosa che ecceda in grandezza la cifra di circa centomila viene classificata in un vago “tantissimo”. Così, se per esempio si dice che cento milioni di persone sono morte, un individuo medio può facilmente crederci, in quanto non ha mai a che fare con numeri del genere nella sua vita quotidiana.

 

Quante possibilità c’erano di essere spediti in un gulag?

Quante possibilità c’erano di essere spediti in un gulag?

REDAZIONE NOICOMUNISTI

DI PAVEL KRASNOV

FONTE

 

Traduzione di Guido Fontana Ros

Nell’articolo “Una logica analisi della teoria della repressione di massa” noi riscontriamo che le cosiddette “decine di milioni di persone vittime della repressione”, non sono altro che un mucchio di bugie inverosimili che non reggono neanche alla più semplice analisi logica. Ma come stanno veramente le cose? Quanta gente è stata sbattuta nei GULAG e perché? Quanto era terribile viverci, quante probabilità c’erano di esservi mandati nella vita reale, non nelle bugie dei pagliacci della propaganda della TV?

Ci sono statistiche sovietiche estremamente chiare a questo riguardo, perché è del tutto impossibile gestire milioni di persone senza registri e archivi. Per di più non è neanche possibile gestire una fabbrica da centinaia di operai senza registri, figuriamoci un intero paese. Questi dati archivistici esistono realmente e nessuna comunità scientifica seria mette in discussione le statistiche di quegli anni. D’altra parte alcuni hanno fatto la pazzesca congettura che negli anni ’30 del 20° secolo, le prigioni dell’URSS tenessero 2 registri archivistici, uno reale per uso interno e uno fasullo per le persone che sarebbero vissute decadi dopo.

Diamo uno sguardo alle statistiche. Troveremo quanto ci sia di vero nella teoria per cui l’industrializzazione dell’URSS fu realizzata grazie al lavoro di “milioni di prigionieri schiavi”.
Il maggior specialista in questa materia, Viktor Zemskov, che ha lavorato negli archivi sovietici nel periodo della “perestrojka” ci fornisce i seguenti fatti:
“Nel 1937, nei Gulag  c’erano 1.196.369 prigionieri e l’87% di loro erano prigionieri normali, come ladri, truffatori, ecc, non detenuti politici. Nel 1938 i prigionieri erano 1.881.570 e l’81% era costituito da criminali ordinari” (1)
Dal 1939 alla II GM, il numero dei prigionieri andò decrescendo soprattutto perché furono rimessi in libertà avendo scontato la pena. La percentuale più piccola di criminali ordinari la si ebbe nel 1947 col 40%, ma le prigioni di quell’epoca erano piene di criminali di guerra come parricidi, disertori, collaborazionisti, saccheggiatori e altre “innocenti vittime” di questo tipo.
Il numero maggiore di prigionieri dei gulag lo si ebbe al 1 gennaio del 1950 con 2.567.351 detenuti, di cui il 77% era composto da criminali comuni, per lo più banditi del dopo guerra.
Cosa significano questi numeri? Sono grandi o no? Circa 1,9 milioni di prigionieri al picco delle “repressione di massa” non è qualcosa di inusuale? Facciamo un paragone con i numeri dei detenuti nella “patria della democrazia”, gli USA, dove oggi ci sono più di 2,3 milioni di detenuti. (2)
La popolazione USA è di circa 300 milioni e la popolazione dell’URSS negli anni ’30 era circa di 200 milioni. Se noi raffrontiamo la proporzione e immaginiamo gli USA avere ora la popolazione dell’URSS degli anni ’30, gli USA dovrebbero avere 1,53 milioni di prigionieri, un po’ meno di quelli del picco della “repressione” (1,88 milioni) e un po’ di più di quelli del “terribile 1937” e quasi la cifra dei prigionieri del sistema dei gulag nel 1939.
Ora in Russia ci sono circa 1,1 milione di donne e uomini in prigione e nei campi di lavoro. Se la raffrontiamo alla popolazione attuale dell’URSS (da 145 a 200 milioni), vedremo che il numero dei detenuti è più alto del 25% rispetto a quello del 1937 e minore del 25% di quello del 1938. Noi possiamo affermare che praticamente non c’è alcuna differenza tra finire in prigione al tempo di Stalin o di Yeltsin-Putin, i regimi in questo sono uguali.
Possiamo chiedere ai russi se si sentono pietrificati dalla paura di finire imprigionati dall’attuale governo? Possiamo chiedere agli americani se temono di essere imprigionati da Bush o da Obama? Si metteranno a ridere.
Il massimo numero di prigionieri l’URSS non fu mai superiore al 2% della forza lavoro dell’intera nazione. Per questo l’affermazione “l’industrializzazione in URSS fu realizzata principalmente da prigionieri schiavi”, non è nient’altro che una evidente e impudente bugia. Inoltre i prigionieri potevano essere usati in lavori di bassa manovalanza come scavare, quando nell’industria moderna e nelle costruzioni si richiedono lavoratori altamente qualificati.
Inoltre, nel 1938 la maggior parte dei compiti dell’industrializzazione sovietica erano stati completati (quasi l’80%). L’industrializzazione era cominciata nel 1928 ed era praticamente finita nel 1939.
Prima del 1938 c’erano meno di 1,2 milioni di prigionieri in URSS e nel periodo più difficile dell’industrializzazione (1934), ce n’erano solo mezzo milione. Questo significa che durante tutti gli anni del processo di industrializzazione dell’URSS, non c’erano “milioni di schiavi prigionieri”, essendo il numero medio di prigionieri in quel periodo inferiore a un milione.
La percentuale media di prigionieri durante l’industrializzazione era pari a circa lo 0,8% della forza lavoro dell’URSS. Noi traiamo la conclusione che il coinvolgimento del lavoro dei detenuti nella costruzione dell’economia sovietica sia stato trascurabile.
La situazione penale in URSS era molto complessa: proprio dopo la Guerra Civile quando vi erano oltre 4 milioni di bambini senza casa e migliaia (!) di terroristi appositamente addestrati e squadre di commando si infiltravano in URSS attraverso il confine da Polonia, Romania, Ungheria, Cina, Finlandia, ecc., dove erano ospitati, aiutati e addestrati dai rispettivi governi. Era così nell’epoca in cui l’URSS era divenuta una sorta di campo di battaglia dove una guerra ne seguiva un’altra: Asia Centrale, 1 anno di guerra, guerra con la Cina (guerra in Manciuria del 1929), conflitto di Hasan con il Giappone, battaglia di Khalkin Gol pure con il Giappone, per tacere della II GM.
E nonostante queste guerre e la devastazione del paese, la percentuale dei prigionieri nella popolazione nell’URSS di Stalin era la stessa degli attuali USA.

“In realtà il numero dei detenuti in qualità di prigionieri per attività controrivoluzionaria dal 1921 al 1953 (33 anni) assommava a 3,8 milioni”. (3)

Chi erano questi “criminali controrivoluzionari”? Condannati per questi crimini erano spie, parassiti, terroristi, banditi che erano sostenuti dall’estero, boia di Hitler, collaborazionisti, persone che avevano fatto propaganda antisovietica e antistatale (inclusi i propagandisti nazisti e giapponesi) e coloro che avevano partecipato a ribellioni contro lo Stato. E nella condizione di guerra permanente erano considerati pericolosi dal governo sovietico. Bisogna tener presente che era finita da poco la Guerra Civile, per cui  c’era un mucchio di persone che odiavano l’URSS e il regime bolscevico. Questi “oppositori” erano pronti a fare ogni cosa per danneggiare l’URSS.
Questi controrivoluzionari erano condannati a pene estremamente diversificate, fra cui la deportazione e il divieto di residenza in determinate città. (765.180 persone).
Il 38,4% dei prigionieri era condannato da 5 a 10 anni di detenzione, il 35,5% da 3 a 5 anni, il 22,2% a meno di 3 anni e solamente lo 0,9% a più di 10 anni.
La condanna media al gulag era di meno di 4 anni, per nulla schiacciante se paragonata a quelle del “caposaldo della democrazia e dei diritti umani”; negli USA del 2007 la durata media delle condanne alla detenzione era più di 5 anni (63 mesi).
Perché non si sentono guaiti e lamenti sui gulag USA che sono peggiori di quelli del tempo di Stalin?
Alla fine degli anni ’80, Michael Gorbachev orinò la creazione della cosiddetta “commissione per la riabilitazione” che fu ulteriormente accresciuta durante l’epoca di Yeltsin. Secondo le conclusioni di questa “commissione”:

“In base all’informazione dell’ufficio del procuratore Generale, sono stati riaperti 632,302 casi, in cui sono coinvolte 901.127 persone, di cui ne sono state riabilitate 637.614” (4)

Si noti che solo 636.302 casi sono stati riaperti poiché in tutti gli altri casi, non c’erano criminali da “riabilitare”
Vi chiedo scusa, ma dove sono i “molti milioni di vittime”?
Se possiamo definire biasimevole il lavoro di questa “commissione per la riabilitazione”, useremmo un termine ancora troppo gentile, infatti quello che succedeva può essere descritto brevemente come azioni del tutto illegittime: le persone venivano “riabilitate” a mucchi in pochi minuti! Furono riabilitati mucchi di veri e propri criminali.  Alcuni possono dire del tentativo di proclamare il generale Vlassov (un parricida che era passato dalla parte di Hitler e che aveva preso parte a massacri di civili) “vittima innocente”, tentativo che fallì solamente a causa della generale indignazione dei veterani della II GM.
Alcuni casi resi pubblici mostrano una fantastica impudenza: “discolpe” di terroristi, sabotatori e spie presi mentre cercavano di passare la forntiera sovietica armi alla mano.
Il presidente della commissione era il famoso traditore bugiardo Yakovlev, uno degli uomini chiave della perestrojka. Secondo le sue direttive alla commissione:

“Tutte le persone condannate come criminali da tutti gli organi non giurisdizionali dovevano essere considerate innocenti”.

Questa affermazione è fraudolenta perché i tribunali militari e le corti compostte da tre (trojke) che erano dei tribunali di fatto appositamente creati per velocizzare la procedura quando la colpevolezza dell’imputato era evidente, ad esempio in caso di flagranza. (5). Tutti questi imputati, nonostante che i loro crimini fossero stati provati, furono definiti “vittime della repressione”.

In base alla legge per la riabilitazione” di Yeltsin (parte 5), le persone erano definite “innocenti” nonostante che tutte le prove legalmente ottenute confermassero nel processo i seguenti crimini: “propaganda antisovietica” (incluso quella effettuata nel periodo bellico), diffusione di vere e proprie menzogne che infangassero il regime sovietico, usurpazione dei diritti dei cittadini sovietici mediante finta devozione al regime e perfino evasione dalle prigioni sovietiche se la persona era stata definita sottoposta a “repressione”.
Questo significa che secondo  il regime corrente in Russia, era considerato legittimo scappare dalla prigione poiché si era sottoposti alla “repressione” o che andava bene se qualcuno usurpasse i diritti dei cittadini sovietici ed era giusto diffondere menzogne contro il governo e fare propaganda in favore del nemico in tempo di guerra… Tutto questo non ha alcun senso non solo dal punto di vista legale ma anche da quello del buon senso e della ragionevolezza.
Tutte queste riabilitazioni basate sul nulla non possono aiutare i malfattori e i traditori.
Possiamo dire che mettere Yakovlev come presidente di una commissione del genere è come mettere il Goebbels di Hitler a presiedere il tribunale di Norimberga o Giuda Iscariota come barista di Gesù Cristo.
Nonostante i risultati ufficiali di quella frode sfrontata e mare di bugie che fu la “commissione Yakovlev”, le vittime ammontano a 637.614. Non v’è alcuna traccia di “parecchi milioni”. Questa informazione non è affatto facile da reperire in Russia, non compare nei media ufficiali quanto i proclami sui “molti milioni di vittime della repressione” che udiamo diverse volte al giorno.
Per cui dove sono quei “32 milioni di vittime” che Yakovlev reclamava quando si incontrava con Putin? (6) Significa forse che questa è una balla colossale? Sì lo è. Non era forse la motivazione principale pubblica per uccidere l’URSS?
Ho sottolineato questo punto, vale a dire che l’isteria sulle decine di milioni non era un errore casuale, bensì era un’operazione volta a coprire e nascondere la verità. Ovviamente 30 o 50 milioni di cittadini non possono essere stati tutti dei criminali e se fosse stato vero, senza alcun altra prova, l’URSS poteva essere condannata per crimini contro l’umanità. Ma se noi affermiamo che ci sono state 600 mila o anche 3 milioni di “vittime” in più di 30 anni, la domanda successiva è immediatamente questa:

“Perché vengono definite “vittime”? Potrebbero essere veri e propri criminali, almeno secondo le leggi sovietiche vigenti all’epoca”.

I traditori come gli Yakovlev, gli Yeltsin e i Gorbachev non avrebbero avuto alcuna speranza in un dibattimenti giudiziario equo; la loro affermazione per cui tutti i prigionieri che erano evasi andavano considerati innocenti, sarebbe valsa loro l’espulsione a calci nel sedere da ogni normale corte di giustizia in quanto questa dichiarazione di Yakovlev è del tutto falsa. Loro lo sapevano perfettamente (il lavoro di Zemskov è finito e pubblicato) che nel caso di un’indagine imparziale le affermazioni sulle “repressione di massa”, non sarebbero state riscontrate ed è per questo che diedero inizio all’isteria della repressione che era totalmente controllata dai loro mass media.

Che significa questo? Che il paese condannato alla pena capitale era innocente? Sì lo era. Gli orribili crimini contro l’umanità di cui fu accusata l’Unione Sovietica sono del tutto falsi.
Fonti:
(1) В.Н. Земсков. ГУЛАГ (историко-социологический аспект) Социологические исследования. 1991, N. 6, C. 10-27; 1991, N. 7, C. 3-16,
(3) vedasi nota 1
(5) Игор Пыхалов НЕВИННЫ ЛИ “ЖЕРТВЫ РЕПРЕССИЙ”

Inizio della crociata contro i liberali in Russia

Inizio della crociata contro i liberali in Russia

REDAZIONE NOICOMUNISTI

FONTE

Traduzione di Guido Fontana Ros

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Facendo seguito all’arresto del ministro dell’Economia russa Alexeï Oulioukaïev, Katehon pubblica un’analisi di alcuni intellettuali ed economisti russi


Alexandr Dugin, filosofo:

“Questo tizio è un pilastro del liberalismo in Russia come quasi tutto il blocco economico del governo. Parimenti al risultato elettorale di Moldavia e Bulgaria siamo di fronte a un nuova caso dell’effetto Trump. La rete globale dei liberali viene scardinata dall’interno. Grosso modo è tutta roba loro quella che finora è crollata. Putin ha del tutto ragione ad agire impetuosamente mentre una finestra di opportunità si è aperta. La sesta colonna di cui rappresentante è M. Oulioukaïev, si reggeva in piedi solo grazie all’enorme pressione dei liberal-globalisti che erano al potere negli USA. Ora questo non ha più alcun senso. Ecco perché non c’è più alcun ostacolo per portare a termine le riforme patriottiche lanciate da Putin 16 anni fa. Per di più, se Putin non distruggesse ora la sesta colonna, la sua legittimazione sarebbe compromessa. Questo si spiega con il fatto che, nella Russia attuale, la politica interna diventi molto importante. Ci sono degli enormi problemi. Questo deve essere l’inizio. I pretesti per mettere in galera quasi tutta la sesta colonna sono a portata di mano. nessuno dubita che non siano altro che sporchi criminali. Quello che è importante è: ‘Oulioukaïev non è altro che la prima rondine a dimostrare l’azione dell’effetto Trump nella politica interna (sic!) della Russia. Tra poco la sesta colonna sarà messa alla porta! Quale sarà il passo successivo?”

Mikhaïl Khazin, economista:

“Dal punto di vista della sua posizione personale all’interno della squadra liberale, fino a poco fa, l’arresto di Alexeï Oulioukaïev era fuori questione, qualunque fossero le dimensioni della sua corruzione. Vale a dire che  Oulioukaïev era intoccabile perché faceva parte di un gruppo elitario. tuttavia vi era del materiale per lui compromettente a partire dal 1992 quando lavorava nel governo di Gaidar.

Il suo arresto è il risultato di cambiamenti radicali nel sistema politico mondiale. E’ il risultato della vittoria di Trump. La squadra dei liberali era protetta dai finanzieri internazionali  che a a loro volta hanno subito una schiacciante disfatta in questa tornata elettorale. Proprio per questa ragione è stato possibile arrestare i membri della squadra di Oulioukaïev.

Tuttavia anche un nuovo capo al ministero dello Sviluppo economico non sarà i grado di ristabilire la situazione. Non potrà farlo in quanto la politica economica continua ad essere sotto il controllo della squadra liberale. Non bisogna aspettarsi grandi cambiamenti prima della destituzione di tutta la squadra liberale”

Mikhaïl Deliaguin, politico, economista:

“M. Oulioukaïev  ha scelto il momento “migliore” per estorcere del danaro alla Rosneft: come io capisco non è stato preso con le mani nel sacco. Normalmente in casi simili le persone sono condannate all’arresto. In secondo luogo penso che questo caso sia legato al cambio di governo a Washington.  Il clan liberale russo che si è formato all’epoca di Bill Clinton e in gran parte grazie a gente di Clinton ha proprio perso la sua protezione politica. Se questo fosse successo, diciamo, il 7 novembre , molto probabilmente avremo potuto essere testimoni non solo dell’isteria di tutta la comunità liberale e dei suoi lacchè, ma anche di sanzioni da parte delle Nazioni Unite. Avremmo potuto vedere una nuova lista ‘Oulioukaïev’ in aggiunta alla lista ‘Magnitski’ ecc, ma ora questo non accadrà più. Vale a dire che queste persone non godono più di alcuna protezione politica.

Il problema non risiede solo nella personalità di di Oulioukaïev ma interamente in tutto il clan liberale. Noi abbiamo avuto solo un ministro dell’Economia del tutto onesto: M. Beloussov. Lo conoscevo e non ho mai avuto dubbi sulla sua personalità. D’altra parte con lui il ministero dello Sviluppo aveva fatto le stesse cose dell’attuale. La più importante è la vera funzione di questo organo. Se assicurasse lo sviluppo, sarebbe una cosa, ma nel caso dove nascondesse la distruzione del paese attraverso una politica liberale com’era il caso degli anni ’90, sarebbe una struttura del tutto diversa.  un ministro dell’Economia onesto potrebbe far abbassare il livello di corruzione, è vero, ma non potrebbe rendere l’economia efficiente quando il blocco socio-economico del governo e la banca centrale continuino la politica degli anni ’90.

Uno stato ibrido si è formato in Russia negli ultimi anni. Nonostante la politica estera e quella interna siano in gran parte abbastanza patriottiche, la politica socio-economica segue l’orientamento verso il tradimento nazionale. Per quel che concerne il ministro delle Finanze Anton Silouanov e il capo della Banca Centrale della Russia Elvira Nabioullina, penso che tutto sia possibile in quanto il margine di fiducia possa ben presto essere sbriciolato”

Vorkuta e dintorni: una miniera di bugie

Vorkuta e dintorni: una miniera di bugie

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Di Luca Baldelli

Gulag, Vorkuta, Kolyma, Isole Solovki, Siberia. Questi nomi evocano ai più dolore, sofferenza, sadismo, estrema disumanità e morte. Questo è il risultato di quasi un secolo di martellante, omnipervasiva propaganda anticomunista e antisovietica che, possiamo affermare, ha lasciato un profondo segno nell’immaginario collettivo.

Ora nessuno di noi afferma che i gulag fossero esattamente dei centri benessere o località di vacanza e svago, anche solo per le dure condizioni climatico-ambientali dei luoghi dove erano collocati, ma è assolutmente falso che fossero luoghi comparabili non solo ai campi di sterminio nazisti ma anche a tutti i luoghi di detenzione dei paesi capitalisti.

Il compagno Luca Baldelli, in questo articolo, ci parla delle reali condizioni di vita in questi campi di rieducazione attraverso il lavoro.

ARTICOLO IN PDF

Ulteriori elementi storici sul sistema del Gulag possono essere desunti dai seguenti articoli:
I Gulag: storia di un mito anticomunista

Le bugie concernenti la storia dell’Unione Sovietica III III – IV

Solzhenitsyn: agente dell’imperialismo, anticomunista convinto, desideroso di riportare indietro le lancette della storia.

Solzhenitsyn ai raggi X. Anatomia di un mito anticomunista

Breve nota su la più famosa cheerleader dell’anticomunismo sovietico: Alexander Solzhenitsyn

Trotskij e i Processi di Mosca

Etnocentrismo, russofobia e pregiudizio anticomunista di Eric J. Hosbawm

IL VIAGGIO DI PJATAKOV — Mondorosso

DA LEGGERE: NON SIAMO SOLI IN ITALIA, GRAN LAVORO DEI COMPAGNI DI MONDOROSSO CHE SMANTELLA UN ALTRO MITO ANTICOMUNISTA SUI PROCESSI DI MOSCA

DICEMBRE 1935: IL VIAGGIO DI PJATAKOV Parte prima Durante il secondo processo pubblico di Mosca, tenutosi nel gennaio del 1937, G. L. Pjatakov – fino all’agosto del 1936 vice responsabile dell’industria pesante sovietica – dichiarò non solo di essere stato in incognito a partire dal 1931, un militante trozkista all’interno […]

via IL VIAGGIO DI PJATAKOV — Mondorosso

La stampa sovietica: trionfo della libertà di parola e di satira

La stampa sovietica: trionfo della libertà di parola e di satira

REDAZIONE NOICOMUNISTI

DI LUCA BALDELLI

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Com’era seriosa questa società sovietica! Che barba e che noia, direbbe qualcuno! Tonnellate di propaganda, tempo libero incasellato, lavoro insoddisfacente, troppa (sic!!!) uguaglianza… Quante ne abbiamo sentite, dalle voci false e faziose della propaganda imperialista e anticomunista? Si potrebbe scrivere un’enciclopedia dei luoghi comuni anticomunisti in 100 volumi, mettendo a serio rischio la già intaccata foresta amazzonica. Capita che vai a sfogliare vecchie riviste, libri e giornali dell’epoca sovietica e… ti appare tutto un altro mondo! La satira, da qualcuno data per inesistente in Urss e nei Paesi della comunità socialista, viene fuori non dico da ogni rigo, ma quasi da ogni pagina, assieme alla sottile ironia e alla vis critica nella fustigazione di difetti e storture del sistema, non nascosti, ma anzi esibiti (qualche volta anche troppo, con ingenerosità) in nome della più autentica libertà di stampa, in piena franchezza.

ARTICOLO IN PDF

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Ultimo atto per l’ISIS?

Ultimo atto per l’ISIS?

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Di Eric Margolis

FONTE

Traduzione di Guido Fontana Ros

In qualità di ex soldato e di corrispondente di guerra in 14 conflitti, assisto a tutto il trambusto dei media sull’assedio sempre più stringente di Mosul, in Iraq e scuoto la testa. Questa “liberazione” organizzata dall’occidente di Mosul è uno dei più grandi pezzi di teatro politico-militare che abbia mai visto.

Lo Stato Islamico (IS), il difensore di Mosul, è una tigre di carta, gonfiato a dismisura dai media occidentali. L’IS, come lo scrivente ha detto per anni, è una folla armata composta da ventenni e trentenni malcontenti, fanatici religiosi e da moderni anarchici. Alla sua testa vi è una squadra di ex ufficiali dell’esercito iracheno con esperienza militare.

Questi ex ufficiali di Saddam Hussein sono dediti alla vendetta per la distruzione della loro nazione e il linciaggio del suo ultimo leader da parte degli USA, ma la truppa rango non ha addestramento militare, manca di disciplina, le comunicazioni sono scadenti e la logistica è a pezzi.

Infatti l’attuale Stato islamico è quello che l’Impero Ottomano definiva “Bashi-bazouks”, una masnada di tagliagole irregolari e feccia dalle fogne inviata a punire e terrorizzare i nemici per mezzo di torture, rapine, saccheggi e incendi dolosi.

Quello che mi ha stupito nella guerra occidentale contro il finto ISIS è la sua lentezza, la mancanza di slancio e l’esitazione. A mio avviso, l’ISIS è stato in gran parte creato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati come arma da usare contro il governo della Siria, proprio come i mujahadin afghani sono stati utilizzati dagli Stati Uniti e dai sauditi per rovesciare il governo afghano filo-sovietico. Israele ha provato ad usare la stessa tattica, aiutando a creare Hamas in Palestina e Hezbollah in Libano. Entrambi sono stati creati per dividere l’OLP.

L’ISIS è un movimento ad hoc, che vuole punire l’Occidente e i sauditi per la brutale carneficina che hanno inflitto al mondo arabo.

Le forze ausiliarie occidentali e curde sono state sedute a un’ora e mezza d’auto dalle città di Mosul e di Raqqa per oltre un anno. Invece gli aerei militari occidentali – soprattutto degli Stati Uniti – hanno bombardato cautamente intorno a questi obiettivi in quello che potrebbe essere uno sforzo per convincere i fuggiaschi dell’ISIS a ricongiungersi alle forze guidate dagli Usa che combattono il regime di Damasco.

Si noti che l’ISIS non sembra aver mai attaccato Israele benché stia giocando un ruolo importante nella distruzione della Siria. Alcuni rapporti dicono che Israele stia fornendo supporto logistico e medico all’IS.

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L’assedio di Mosul viene rappresentato dai media occidentali come un’eroica seconda Stalingrado. Non lasciatevi ingannare. L’IS ha solo 3-5.000 combattenti con armi leggere a Mosul e Raqqa, forse anche meno. I leader dell’IS sono probabilmente ormai lontani. L’IS ha poche armi pesanti, è senza alcuna copertura aerea, e le sue comunicazioni sono scarse. I suoi eterogenei combattenti saranno molto presto a corto di munizioni e di esplosivi.
A circondare Mosul ci sono almeno 50.000 soldati guidati dall’occidente, sostenuti da artiglieria pesante, batterie di razzi, carri armati, veicoli blindati e da una forza aerea impressionante.
Le forze imperiali occidentali sono composte dai duri combattenti peshmerga curdi, dall’esercito e dalle forze speciali  irachene, da alcuni curdi siriani, dalle forze irregolari iraniane volontarie e da almeno 5.000 soldati USA chiamati “consiglieri”, oltre a un piccolo numero di forze speciali francesi, canadesi e britanniche. Nelle retrovie ronzano alcune migliaia di soldati turchi, supportati da carri armati e artiglieria, pronti a ‘liberare’ l’Iraq, che una volta era parte dell’Impero Ottomano.
Per gli Stati Uniti, le attuali operazioni militari in Siria e Iraq sono la realizzazione del sogno più grande di un imperialista: truppe indigene guidate da ufficiali bianchi, il modello del vecchio britannico Raj indiano. Washington, arma addestra, equipaggia e finanzia tutti i suoi ausiliari nativi.
L’ IS si è cacciato in un dilemma pericoloso. Essendo un movimento politico, è stato ben lieto di controllare la seconda città più grande dell’Iraq, ma come forza di guerriglia non avrebbe dovuto rintanarsi in un’area urbana dove era altamente vulnerabile ad attacchi aerei concentrati ed essere circondato. Questo è ciò che sta accadendo in questo momento.
Nella gran parte pianeggiante Mezzaluna Fertile con troppo pochi alberi, le forze di terra sono totalmente vulnerabili alle forze aeree, come le recenti guerre del 1967, del 1973 tra Israele e arabi e  la guerra del 2003 guerre in Iraq hanno dimostrato. Dispersione e tattiche di guerriglia sono l’unica speranza per coloro che mancano di copertura aerea.
Per le forze dell’IS sarebbe meglio disperdersi in tutta la regione per continuare i loro attacchi mordi e fuggi. In caso contrario rischiano di essere distrutti, ma essendo per lo più dei giovani fanatici di mentalità sanguinaria, non possono ascoltare la logica militare e procederanno a favore di fare un’ultima resistenza tra le rovine di Mosul e Raqqa.
Quando questo accadrà, i leader occidentali si accapiglieranno per rivendicare la paternità della faux crusade contro la tigre di carta dell’ISIS.