Il sionismo alla conquista della Siria. Storia di Elie Cohen.

Il sionismo alla conquista della Siria. Storia di Elie Cohen.

I 5 MAESTRI

DI LUCA BALDELLI

Capita, di recente, di ascoltare qualche finto esperto di vicende mediorientali e qualche disinformatore di professione asserire che Israele non avrebbe alcun ruolo nella destabilizzazione della Siria. Basterebbe riflettere solo su un dato, per smentire tale assurdità: l’ISIS e tutti i gruppi della galassia islamista attivi in Siria, colpiscono l’intero arco dei Paesi della Regione mediorientale, tranne Israele, Arabia Saudita e sceiccati… Guarda caso! Se non basta l’analisi per via induttiva, si possono citare decine e decine di casi di spionaggio, eversione, sabotaggio, terrorismo ai danni della Siria, riconducibili tutti, senza eccezione alcuna, alle trame sioniste. L’esempio più lampante è, comunque, rappresentato dalla vicenda, per molti ancora oggi sconosciuta ed oscura, di Elie Cohen.

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Nato nel 1924 ad Alessandria d’Egitto da una famiglia di ebrei siriani di Aleppo, Cohen si unì presto alle organizzazioni sioniste clandestine e, nel 1951, entrò a far parte di una pericolosissima rete spionistica israeliana in Egitto, formata da ebrei locali e diretta dal Mossad. Obiettivo prioritario di questa rete era quello di sabotare l’intesa tra Egitto e Gran Bretagna per il ritiro inglese dal Canale di Suez, ritiro che per lo Stato sionista rappresentava un duro colpo, sa evitare ad ogni costo. Tutto stava andando per il meglio nelle trattative quando ecco che, nel 1954, prese avvio l’OPERAZIONE SHOSHANNA, ideata e coordinata dal Mossad, con l’attiva collaborazione, in qualità di esecutori, dei suoi agenti egiziani di stirpe ebraica: alcune bombe iniziarono ad esplodere qua e là, a il Cairo e Alessandria d’Egitto, contro obiettivi britannici di considerevole importanza. L’intenzione era chiara: ci si trovava dinanzi ad una machiavellica strategia della tensione, volta a rovesciare ogni colpa su Nasser e sull’Egitto, mandando a rotoli i negoziati per il ritiro dal Canale di Suez e procrastinando quindi sine die, in quel punto geografico e geopolitico strategico, la presenza armata imperialista.

Il piano eversivo fu sventato dalla fermezza delle autorità egiziane e, naturalmente, vi fu il solito coro di ipocriti, vittimisti e mestatori di professione i quali, senza ritegno, levando alti lai, gridarono alla “persecuzione antisemita”. Qualche tempo dopo, il governo israeliano non potette ostinarsi a celare le prove della trama e si cercò di rovesciare tutta la colpa su un drappello di 007 sionisti, ma Ben Gurion stesso chiamò in causa il Ministro della Difesa israeliano, Pinhas Lavon  (da qui, il CASO LAVON).

In tutta questa vicenda, ELIE COHEN giocò un ruolo ambiguo e, tutto sommato, secondario: arrestato, venne successivamente liberato per insufficienza di prove dalla giustizia egiziana ed espulso dal Paese. Il MOSSAD disponeva ora di una pedina insostituibile: tutto era pronto per un nuovo piano, ben più complesso ed insidioso, che riguardava la SIRIA. In questo Paese le acque erano tutto fuorché calme: il vento del panarabismo e del socialismo arabo portato avanti dal BAATH, soffiava impetuoso. Dal 1958 al 1961, il Paese, sotto la guida di Shukri al – Quwattli, si era unito all’Egitto nella Repubblica Araba Unita; bisognava entrare nelle viscere di questo mondo e capirci di più. Ecco dunque che il MOSSAD decise di infiltrare ai vertici del potere siriano Elie Cohen, dando ad esso una nuova identità: quella di Kamil Amin Thabit, benestante siriano emigrato in Argentina per motivi politici. Nel Paese sudamericano, Cohen, che aveva studiato con solerzia il Corano, entrò in contatto con alcuni fuoriusciti nazisti, che a loro volta presentarono l’agente sionista sotto mentite spoglie all’addetto militare dell’ambasciata siriana, simpatizzante del BAATH, ancora non giunto al comando della Nazione. Il potere psicagogico della parlantina coheniana, l’abilità del personaggio, la capacità di mimetizzarsi e di intessere relazioni, furono le caratteristiche che spinsero i siriani a dare spazio al personaggio, introducendolo nel loro mondo. Nel 1960, Cohen si stabilì a Damasco, coltivando rapporti, in particolar modo, con i membri del BAATH e, segnatamente, con Amin al – Hafiz, militare di alto rango.

L’8 marzo 1963, il BAATH salì al potere e al – Hafiz divenne, qualche mese dopo, Presidente della Siria; il principale amico di Cohen/Thabit era giunto così al potere in un Paese chiave della regione mediorientale e, per l’agente sionista, si aprirono porte poco prima insospettabili: di fatto,

COHEN DIVENNE IL NUMERO TRE DEL NUOVO POTERE SIRIANO, DOPO AL – HAFIZ E SALAH AD – DIN AL – BITAR. DI FATTO, ERA LUI IL VICE – MINISTRO DELLA DIFESA!

Per le mani di Cohen/Thabit passarono documenti scottanti, contenenti segreti militari delicatissimi, aspetti non secondari della vita statale che non avrebbero dovuto essere divulgati, notizie che definire riservate era poco. Tutto questo ricco e succulento bottino fu passato sistematicamente al MOSSAD; non è dunque esagerato affermare che, grazie a Cohen / Thabit,

ISRAELE EBBE UNA FINESTRA COSTANTEMENTE APERTA SULLA SIRIA, PENETRANDONE I LATI PIU’ NASCOSTI, VENENDO A CONOSCERE ASPETTI CHE SOLO AL GOVERNO DI QUEL PAESE DOVEVANO RESTARE NOTI. LA PIOVRA SIONISTA SI STAVA IMPADRONENDO DEL CONTROLLO DEL PAESE, CON UN DIABOLICO STRATAGEMMA FIGLIO DEL PIU’ ARDITO TRASFORMISMO FREGOLIANO, UNITO ALLA PIU’ MACHIAVELLICA DELLE ASTUZIE.

Per questa via, venne inflitto un duro colpo al potenziale economico e, soprattutto, militare della Siria : tra gli incartamenti trasmessi dalla talpa, infatti, vi erano pure quelli riguardanti le fortificazioni militari siriane nel Golan, mimetizzate tra gli eucalipti per volontà di AL – HAFIZ e quindi facilmente conquistate anni dopo da Israele, durante la Guerra dei Sei Giorni, grazie alle soffiate di Cohen/Thabit.

L’attività frenetica della spia, proprio in virtù della sua assiduità e sistematicità, cominciò ad insospettire le autorità siriane a partire dal 1964. Grazie ad una laboriosa ed efficiente stazione radio, Cohen/Thabit comunicava ogni giorno con i suoi referenti israeliani del MOSSAD; proprio il ripetersi quotidiano di interferenze radio alquanto strane, spinse le autorità siriane baathiste a rivolgersi ai radiogoniometristi del KGB sovietico, in virtù di accordi ed intese stretti precendentemente nell’interesse della sicurezza del Paese. Costoro, di concerto con i colleghi siriani dell’ IDARAT AL – MUKHABARAT AL – AMMA (Direttorato Generale dell’Intelligence, il servizio segreto di Damasco), introdussero in Siria sofisticate e potenti apparecchiature, grazie alle quali fu possibile individuare, a colpo sicuro, la fonte del disturbo rilevato: si trattava dell’appartamento damasceno di Cohen/Thabit.

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La morsa si strinse dunque attorno alla talpa sionista, frantumando tutti i piani di infiltrazione e destabilizzazione del Paese che essa era andata attuando e, soprattutto, quelli che avrebbe attuato in futuro proseguendo, al riparo da ogni fastidio ed intralcio, la sua nefasta opera. Cohen/Thabit, smascherato, venne processato ed impiccato su una pubblica piazza il 18 maggio del 1965. La televisione siriana trasmise le immagini dell’esecuzione. La Nazione siriana era salva, purificata dal bubbone sionista che si era insinuato nelle sue membra fino a raggiungerne addirittura il cervello. Un altro complotto di Israele contro la libertà e la sovranità dei popoli era stato sventato. La marcia per la conquista della Siria da parte della colonia nazi – sionista, si era infranta contro le poderose mura del socialismo arabo baathista e della proficua, leale collaborazione tra quest’ultimo e l’Urss.

Ultimo atto per l’ISIS?

Ultimo atto per l’ISIS?

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Di Eric Margolis

FONTE

Traduzione di Guido Fontana Ros

In qualità di ex soldato e di corrispondente di guerra in 14 conflitti, assisto a tutto il trambusto dei media sull’assedio sempre più stringente di Mosul, in Iraq e scuoto la testa. Questa “liberazione” organizzata dall’occidente di Mosul è uno dei più grandi pezzi di teatro politico-militare che abbia mai visto.

Lo Stato Islamico (IS), il difensore di Mosul, è una tigre di carta, gonfiato a dismisura dai media occidentali. L’IS, come lo scrivente ha detto per anni, è una folla armata composta da ventenni e trentenni malcontenti, fanatici religiosi e da moderni anarchici. Alla sua testa vi è una squadra di ex ufficiali dell’esercito iracheno con esperienza militare.

Questi ex ufficiali di Saddam Hussein sono dediti alla vendetta per la distruzione della loro nazione e il linciaggio del suo ultimo leader da parte degli USA, ma la truppa rango non ha addestramento militare, manca di disciplina, le comunicazioni sono scadenti e la logistica è a pezzi.

Infatti l’attuale Stato islamico è quello che l’Impero Ottomano definiva “Bashi-bazouks”, una masnada di tagliagole irregolari e feccia dalle fogne inviata a punire e terrorizzare i nemici per mezzo di torture, rapine, saccheggi e incendi dolosi.

Quello che mi ha stupito nella guerra occidentale contro il finto ISIS è la sua lentezza, la mancanza di slancio e l’esitazione. A mio avviso, l’ISIS è stato in gran parte creato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati come arma da usare contro il governo della Siria, proprio come i mujahadin afghani sono stati utilizzati dagli Stati Uniti e dai sauditi per rovesciare il governo afghano filo-sovietico. Israele ha provato ad usare la stessa tattica, aiutando a creare Hamas in Palestina e Hezbollah in Libano. Entrambi sono stati creati per dividere l’OLP.

L’ISIS è un movimento ad hoc, che vuole punire l’Occidente e i sauditi per la brutale carneficina che hanno inflitto al mondo arabo.

Le forze ausiliarie occidentali e curde sono state sedute a un’ora e mezza d’auto dalle città di Mosul e di Raqqa per oltre un anno. Invece gli aerei militari occidentali – soprattutto degli Stati Uniti – hanno bombardato cautamente intorno a questi obiettivi in quello che potrebbe essere uno sforzo per convincere i fuggiaschi dell’ISIS a ricongiungersi alle forze guidate dagli Usa che combattono il regime di Damasco.

Si noti che l’ISIS non sembra aver mai attaccato Israele benché stia giocando un ruolo importante nella distruzione della Siria. Alcuni rapporti dicono che Israele stia fornendo supporto logistico e medico all’IS.

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L’assedio di Mosul viene rappresentato dai media occidentali come un’eroica seconda Stalingrado. Non lasciatevi ingannare. L’IS ha solo 3-5.000 combattenti con armi leggere a Mosul e Raqqa, forse anche meno. I leader dell’IS sono probabilmente ormai lontani. L’IS ha poche armi pesanti, è senza alcuna copertura aerea, e le sue comunicazioni sono scarse. I suoi eterogenei combattenti saranno molto presto a corto di munizioni e di esplosivi.
A circondare Mosul ci sono almeno 50.000 soldati guidati dall’occidente, sostenuti da artiglieria pesante, batterie di razzi, carri armati, veicoli blindati e da una forza aerea impressionante.
Le forze imperiali occidentali sono composte dai duri combattenti peshmerga curdi, dall’esercito e dalle forze speciali  irachene, da alcuni curdi siriani, dalle forze irregolari iraniane volontarie e da almeno 5.000 soldati USA chiamati “consiglieri”, oltre a un piccolo numero di forze speciali francesi, canadesi e britanniche. Nelle retrovie ronzano alcune migliaia di soldati turchi, supportati da carri armati e artiglieria, pronti a ‘liberare’ l’Iraq, che una volta era parte dell’Impero Ottomano.
Per gli Stati Uniti, le attuali operazioni militari in Siria e Iraq sono la realizzazione del sogno più grande di un imperialista: truppe indigene guidate da ufficiali bianchi, il modello del vecchio britannico Raj indiano. Washington, arma addestra, equipaggia e finanzia tutti i suoi ausiliari nativi.
L’ IS si è cacciato in un dilemma pericoloso. Essendo un movimento politico, è stato ben lieto di controllare la seconda città più grande dell’Iraq, ma come forza di guerriglia non avrebbe dovuto rintanarsi in un’area urbana dove era altamente vulnerabile ad attacchi aerei concentrati ed essere circondato. Questo è ciò che sta accadendo in questo momento.
Nella gran parte pianeggiante Mezzaluna Fertile con troppo pochi alberi, le forze di terra sono totalmente vulnerabili alle forze aeree, come le recenti guerre del 1967, del 1973 tra Israele e arabi e  la guerra del 2003 guerre in Iraq hanno dimostrato. Dispersione e tattiche di guerriglia sono l’unica speranza per coloro che mancano di copertura aerea.
Per le forze dell’IS sarebbe meglio disperdersi in tutta la regione per continuare i loro attacchi mordi e fuggi. In caso contrario rischiano di essere distrutti, ma essendo per lo più dei giovani fanatici di mentalità sanguinaria, non possono ascoltare la logica militare e procederanno a favore di fare un’ultima resistenza tra le rovine di Mosul e Raqqa.
Quando questo accadrà, i leader occidentali si accapiglieranno per rivendicare la paternità della faux crusade contro la tigre di carta dell’ISIS.

La Cina e la Siria

La Cina e la Siria

di Thierry Meyssan

FONTE

Benché non si sappia che cosa sia stato effettivamente concordato tra gli eserciti cinese e siriano, l’esistenza di un accordo tra di loro cambia sia il campo di battaglia sia l’equilibrio delle relazioni internazionali. Mentre i servizi segreti anglosassoni hanno diffuso l’anno scorso delle manipolazioni informative stravaganti sullo stesso argomento, Thierry Meyssan fa il punto sulla posta in gioco.

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Sebbene la visita in Siria dell’ammiraglio Guan Youfei (il responsabile del nuovo dipartimento di cooperazione militare internazionale della Cina) si sia situata nel contesto di una presa di contatto con l’insieme dei paesi della regione, essa ha suscitato una certa inquietudine in Occidente. Per ora, secondo l’accordo firmato, l’Esercito cinese si è appena impegnato ad addestrare in Cina dei militari siriani del servizio sanitario. Tuttavia, chiunque ha ben compreso che questo accordo nasconde qualcos’altro poiché già da quattro anni e mezzo una metà dei medici militari è addestrata in Cina. Anche se non è noto quel che è stato veramente deciso, l’esistenza stessa di questo accordo segna un cambiamento strategico.

In effetti, nel corso degli ultimi cinque anni, la Cina popolare si è impedita qualsiasi forma di cooperazione che potesse essere interpretata da Washington come un aiuto militare. Ha rifiutato non solo di consegnare armi, ma anche materiali civili necessari durante questa guerra, come i rivelatori di tunnel.

Indipendentemente dall’assai importante assistenza economica di Pechino, tutti ricordano che la Russia aveva identicamente raggiunto un accordo con la Siria all’inizio del 2012, che prefigurava la sua assistenza militare tre anni e mezzo più tardi. La Cina si sta preparando dunque a schierarsi anch’essa?

È probabile che la risposta dipenderà dalla velocità di dispiegamento statunitense nel Mar della Cina e dalle provocazioni degli alleati di Washington in questa regione.

L’interesse della Cina per la Siria risale all’antichità e al medioevo. La via della seta passava attraverso l’Asia centrale per varcare poi Palmira e Damasco prima di biforcarsi verso Tiro e Antiochia. Resta poco di quella lontana cooperazione commerciale, se non la Pagoda visibile sui mosaici della Moschea degli Omayyadi. Il presidente Xi ha fatto del restauro di questa via di comunicazione (e della creazione di una seconda via attraverso la Siberia e l’Europa) l’obiettivo principale del suo mandato.

L’altro grande vantaggio di Pechino è la lotta contro il Partito islamista del Turkestan che si è unito ad al-Qa’ida e poi a Daesh. Oggi c’è un quartiere uiguro a Rakka e Daesh pubblica un giornale soprattutto per i suoi membri.

I membri di questo gruppo sono legati all’Ordine della Naqshbandiyya, una congregazione sufi di cui l’ex Gran Mufti di Siria, Ahmad Kuftaru, era il maestro. Logge di questo ordine si sono avvicinate ai Fratelli musulmani, nel 1961, sotto l’influenza dei servizi segreti anglosassoni, CIA e MI6. Hanno partecipato alla creazione della Lega islamica mondiale da parte dell’Arabia Saudita nel 1962. In Iraq, si sono organizzate intorno a Izzat Ibrahim al-Duri e hanno sostenuto il tentato colpo di Stato dei Fratelli Musulmani siriani, nel 1982. Nel 2014, hanno fornito 80.000 combattenti a Daesh. In Turchia, i Naqshbandi hanno creato la Millî Görüş, di cui Erdoğan era uno dei responsabili. Sono loro che, negli anni ’90, hanno organizzato i movimenti islamisti sia nel Caucaso russo sia nel Xinjiang cinese.

Più ancora dei russi, i cinesi hanno bisogno di informazioni di intelligence su questa filiera e sul modo in cui Washington e Londra la controllano. Avevano a torto creduto, nel 2001, che gli anglosassoni fossero cambiati dopo gli attentati dell’11 settembre e che avrebbero collaborato con l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai per lottare contro il terrorismo. Ora sanno che la Siria è un autentico amico della pace.

Thierry Meyssan

Traduzione
Matzu Yagi

Fonte
Al-Watan (Siria)

Iran e Turchia hanno raggiunto un accordo circa le condizione di pace per la Siria.

Iran e Turchia hanno raggiunto un accordo circa le condizione di pace per la Siria.

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Di Gareth Porter

FONTE

Traduzione di Guido Fontana Ros

[Nota del traduttore: Un altro capolavoro della diplomazia russa: Iran e Turchia hanno stretto un primo accordo preliminare per una proposta comune per la pace in Siria.

Naturalmente questo fulmine a ciel sereno, nel tormentato quadro del Medio Oriente, non ha goduto di nessuna copertura mediatica., meglio dire menzogne e ciarlare di idiozie.

Collegate questo primo accordo, con la mossa curda di attaccare le forze governative in Siria e l’accordo russo-iraniano per la base di Hamadan e comincerete a capire che in pentola sta bollendo qualcosa di grosso.

I colloqui avranno un seguito proprio questa settimana a Teheran, vediamo cosa escogiteranno gli anglosionisti per sabotare questa svolta quasi epocale.]

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Il ministro turco degli Esteri Mevlut Cavusoglu con il suo omologo iraniano Mohammad Javad Zarif ad Ankara il 12 agosto 2016

Da “Information Clearing House” 19 agosto 2016 – Con una stupefacente sorpresa diplomatica , la Turchia e l’Iran hanno annunciato di aver raggiunto un accordo preliminare su dei principi fondamentali per una composizione del conflitto siriano.

La brusca svolta nella diplomazia attinente la guerra in Siria è stata resa pubblica dal Primo Ministro turco Binali Yildirim, nel corso del suo abituale discorso settimanale al partito governativo AKP, davanti al Parlamento e confermato da un alto funzionario del ministero degli Esteri iraniano martedì scorso.

il discorso di Yildrim e la conferma iraniana sono state riportate martedì da Al-Araby Al-Jadeed e da Al-Hayat, quotidiani in lingua araba pubblicati a Londra, ma lo sviluppo potenzialmente cruciale ha goduto di una scarsissima copertura mediatica da parte dei media occidentali.

L’approccio comune alla composizione della questione siriana delineato dalla Turchia e dall’Iran rappresenta quello che appare essere la prima significativa interruzione diplomatic, nel conflitto internazionale siriano che perdurando da un lustro, pareva immune fono ad ora da ogni reale negoziato di pace. Le conferenze internazionali, tenutesi sotto gli auspici delle Nazioni Unite, non hanno mai fatto fare reali passi in avanti verso un accordo.

I nuovi negoziati fra Iran e Turchia sono il risultato del più grande spostamento politico del governo del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan verso una cooperazione diplomatica con la Russia e l’Iran sulla Siria e un distacco dall’allineamento con gli USA e i suoi alleati del Golfo, Arabia saudita e Qatar. La Turchia stava coordinando l’assistenza militare all’opposizione armata al governo di Assad, comprendente i jihadisti e altri estremisti, insieme all’Arabia Saudita e al Qatar fin dai primordi del conflitto. Comunque Erdogan già a maggio stava cercando una linea politica alternativa che fosse in sintonia con i principali interessi strategici della Turchia in Siria: si tratta del contenimento della minaccia della richiesta dei curdi di uno stato separato.

L’annunciata larga intesa su principi di massima per por fine alla crisi siriana è solo l’inizio di un percorso di negoziati sui dettagli della composizione, come chiarisce il viceministro iraniano degli esteri, Hossein Jaberi Ansari; secondo Al Hayat, Ansari ha detto: “Questo accordo su linee generali contribuisce a creare un ambiente favorevole per la risoluzione della crisi siriana“.

E’ anche possibile che la Turchia abbia in mente di usare la minaccia di allinearsi alle posizioni russe ed iraniane sulla questione siriana, per forzare gli USA a ridurre il loro appoggio alle forze curde nel Nord della Siria, che rappresenta la questione principale che divide le politiche turche da quelle USA nella gestione del conflitto.

Tuttavia Yildrem ha già puntualizzato il mese scorso, prima del fallito colpo di stato e del lancio della nuova offensiva da parte del Fronte di Al Nusra/Al-Qaeda dentro e fuori Aleppo, l’intenzione turco di rivedere la politica verso la Siria per evitare che le forze curde possano istituire un loro mini stato in Siria.

Yildrim ha detto nel suo discorso martedì che la soluzione della crisi siriana richiederebbe “due condizioni di base: la prima dovrebbe preservare l’unità territoriale della Siria e la seconda stabilire un sistema di governo in cui tutte le etnie e le religioni fossero rappresentate“. All’interno del contesto della questione dell’unità territoriale, Yildrim ha sollevato lo spettro di una spinta internazionale alla divisione della Siria. Yildrim ha affermato, sottolineando la netta contrarietà di parte turca: “Qualcuno potrebbe venire a dire: ‘Darò l’ovest della Siria a uno e il sud ad un altro e il nord ai Curdi’. Questo non è possibile.”

Il riferimento del primo ministro turco alla minaccia della spartizione in generale e dell’attribuzione ereditaria ai curdi di larga parte della Siria settentrionale, è chiaramente rivolto all’alleanza miliare de facto dell’amministrazione di Obama cone la milizia dell’YPG del Partito dell’Unione Democratica Curda (PYD) nella guerra contro il Daesh. Questa politica ha incoraggiato i curdi ad estendere il loro controllo territoriale verso ovest lungo il confine curdo. La Turchia è specialmente irritata del fatto che le milizie dell’YPG si siano già spostate ad ovest dell’Eufrate, che rappresenta la “linea rossa” pubblicamente annunciata dalla Turchia e che non intendano fermarsi. La Turchia ha chiesto agli USA di mantenere la promessa del ritiro dei curdi a est dell’Eufrate, ma l’YPG ha comunicato l’intenzione di collegare Manbij, la città ad ovest dell’Eufrate che è stata appena tolta al Daesh, con Afrin e quindi guadagnare il controllo della città di confine di Al-Bab per riunire due zone a controllo curdo prima separate.

La Turchia teme il consolidamento del potere curdo su una larga fetta del confine turco che rinforzerà la pretesa di ottenere uno stato curdo in Turchia da parte del militante Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Yildrim ha dichiarato: “Uno stato curdo nel medio Oriente non porterà alcuna soluzione”.

In merito alla seconda condizione per una possibile soluzione, Yildrim ha detto che c’è “la possibilità di istituire una forma di governo in Siria dove tutte le etnie e le comunità religiose possano essere rappresentate…”. Egli ha continuato: “Dopo che si sia fatto questo, non ci sarà più alcun ostacolo per trovare una soluzione”.

Al-Hayat ha citato Ansari dicendo che un terzo punto è stato discusso, su cui però non è stato raggiunto l’accordo: “il popolo siriano deciderà il proprio destino“. Questo è stato in apparenza un riferimento codificato al destino del presidente siriano Bashar al-Assad, La Turchia ha pubblicamente insistito nel passato che Assad deve fare un passo indietro prima che un accordo possa essere raggiunto. Il linguaggio di Yildrim circa il secondo punto e la chiarificazione di Ansari suggeriscono che la Turchia stia facendo balenare davanti a Russia e a Iran la possibilità che Assad possa rimanere al governo se la Turchia fosse soddisfatta con una serie di riforme assicuranti la paritaria rappresentanza politica di tutte le comunità etniche e religiose della Siria. A dispetto delle speculazioni degli “esperti” che l’Iran non permetterebbe che in Siria fossero create delle enclave sotto tutela estera, Teheran ha risposto con un accoglimento incondizionato della richiesta turca.

I punti che sono stati annunciati, indicano che che la Turchia insisterà davanti alla Russia e all’Iran affinché usino il loro peso in Siria per premere per il ritiro dei curdi dalle loro conquiste territoriali nel nord ovest. La Turchia dal canto suo dovrebbe arrestare ogni sostegno all’opposizione armata, a partire dai suoi gruppi favoriti come  Ahrar al Sham e  quel gruppo politico militare strettamente alleato, recentemente rinominato in Jabhat Fateh al-Sham, che quando era affiliato con Al-Qaeda era chiamato Jabhat al-Nusra.

La Russia ha giocato un ruolo strumentale in questo nuovo approccio diplomatico con la Turchia. L’8 agosto, proprio prima che Erdogan incontrasse il presidente Putin a San Pietroburgo, Mikhail Bogdanov, vice ministro degli Esteri con la delega per il Medio Oriente e l’Africa, si incontrava con il viceministro turco degli Esteri Ahmet Yiliz per quattro ore, secondo quanto detto dall’iraniano Ansari ad  Al-Hayat.

Dopo l’incontro, Bogdanov si incontrava con il ministro iraniano degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, sul tema dei colloqui russo-turchi circa la questione siriana. Questo conduceva alla cruciale visita di Zarif ad Ankara di venerdì, dove il ministro incontrava anche Erdogan, definita da Ansari come necessaria alla formulazione dell’ossatura dell’accordo concertato con la Turchia. I due paesi cercheranno di mantenere al massimo grado il clima diplomatico raggiunto per siglare un accordo nella prossima settimana, quando Yildiz dalla Turchia si recherà a Teheran per proseguire i negoziati, secondo Al-Hayat. benchè sia ancora parziale e in fieri, il quadro appare offrire molta più speranza alla pace di tutta la precedente collaborazione fra la Russia e l’amministrazione Obama che non presentava alcuna consistente strategia.

Gareth Porter, storico e giornalista investigativo, specializzato nelle politiche della sicurezza nazionale USA, ha ricevuto il britannico “Gellhorn Prize for journalism” nel 2011 per articoli concernenti  la guerra degli USA in Afghanistan. Il suo ultimo libro è Manufactured Crisis: the Untold Story of the Iran Nuclear Scare. Può essere contattato a  porter.gareth50@gmail.com

 

 

La transumanza dei ratti

La transumanza dei ratti

REDAZIONE NOICOMUNISTI

di Guido Fontana Ros

Mentre sui media e sui social media imperversa un fuoco di sbarramento di bugie e cretinate, vedi “burkini” da un lato e “bambino di Aleppo” dall’altro ( qui una decostruzione della, tutto sommato rozza ma efficace operazione di Psy Ops  o di COINTELPRO che dir si voglia, data la pandemia di cretinismo nella nostra epoca), testate come la Repubblica e il Fatto Quotidiano esaltano la “vittoria” dei curdi del YPG legati ai filoamericani del PYD nella città di Manbij. Francamente non se può più di questi video e foto di peshmerga curdi, per lo più donne, con tanto di Bella Ciao di sottofondo e pastasciuttata antifascista in agguato da un lato e di rave party da centro sociale per la “straordinaria esperienza” similanarchica del Rojava dall’altro.

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La verità è che il PYD curdo, sostenuto militarmente dagli USA, vuole staccare le province del Nord est della Siria dal paese a scapito del legittimo governo di Damasco e della consistente popolazione araba.

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Non c’è stata nessuna vittoria dell’YPG curdo a Manbij. C’è stato un accordo fra i due burattini USA ai fini di conservare il più possibile integre le forze che combattono il legittimo governo siriano, i curdi “democratici” e l’ISIS. Male che vada con la derattizzazione della Siria, questa verrà smembrata quantomeno nella sue province nordorientali. Alla fine il Piano Yinon è salvo.

In pratica all’ISIS è stato garantito un lasciapassare con cui sono riusciti a far uscire dalla città i loro miliziani che si sono fatti scudo dei loro familiari.

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La riprova della verità di quello che scriviamo è che subito dopo la “liberazione” della città siriana, sono scoppiati furiosi combattimenti ad Hasakah nell’est siriano fra l’Asayish, la polizia curda, presto sostenuta dall’YPG, contro la Forza di Difesa Nazionale, araba, leale a Damasco. Sono dovuti intervenire reparti dell’esercito siriano e ci sono state incursioni dell’aviazione siriana.

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Tutto questo mentre il governo siriano sta combattendo una durissima battaglia per la riconquista totale della città di Aleppo.

Che combinazione!

I ratti in ciabatte e strafatti di captagon stanno per essere sterminati e l’ONU comincia a cianciare di tregua umanitaria, i media ci inondano di immagini strappalacrime e inventano inesistenti stragi da parte dei russi e i “valorosi” curdi si accordano con l’ISIS e attaccano le forze governative siriane.

Breve nota sul dispiegamento dei bombardieri strategici russi in Iran

Breve nota sul dispiegamento dei bombardieri strategici russi in Iran

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Di Guido Fontana Ros

La mossa russa di chiedere il permesso all’Iran per l’uso della base aerea di Hamadan e il rapidissimo assenso dell’IRAN, segnano l’evento più importante della settimana.
Non a caso il chiacchericcio costante dei media corporativi cerca di spostare l’attenzione sulla ridicola questione dei “burkini” in spiaggia sì, “burkini” in spiaggia no, indifferenti al fatto che in Italia la parola “burkini” si presta a salaci accostanti a un termine gergale indicante una pratica erotica.

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In realtà la scelta russa e il relativo consenso iraniano hanno toccato qualche nervo scoperto se il Corriere della Sera o come un nostro compagno lo chiama, Corriere del Califfato è uscito con un articolo in cui definiva quasi servile la posizione dell’Iran nei confronti della Russia. Proprio nell’anniversario del colpo di stato del 1951, con cui gli USA con l’aiuto britannico e israeliano rovesciavano il legittimo governo di Mossadeq, il Corriere delle serva dando un calcio alle buonissime relazioni che legano l’Italia all’Iran, pubblicava un’intervista al figlio dell’ultimo scià, Reza Pahlevi. Il titolo dell’articolo, francamente emetico, recita: <<Il figlio dell’ultimo Scià: Iran regime che dipende da Mosca>>. Naturalmente la dura replica iraniana non si è fatta attendere, ad esempio qui la risposta

http://parstoday.com/it/news/iran-i36169-gravissimo_insulto_del_corriere_della_sera_all’iran_la_risposta_di_pars_today_italian

Da un punto della strategia globale che segna il confronto tra l’asse anglosionista e l’asse che ormai si sta chiaramente delineando dallo SCO di Shangai con Russia e Cina sempre più legate sul piano economico e su quello militare, vi è il deciso passo dell’Iran verso una vera e propria alleanza con le 2 superpotenze eurasiatiche. Il segnale mandato agli USA, soprattutto al probabile presidente USA, la sanguinaria Hitlery Clinton, se vivrà abbastanza a lungo da essere eletta, è fortissimo e inequivocabile. D’altro canto la Russia reagisce al proliferare di basi anglosioniste lungo i suoi confini, ponendo 3 basi che probabilmente dureranno a lungo, 2 in Siria, una navale a Tartous e una aerea  a Hmeimim, e una aerea a Hamadan. A questo schieramento in Medio Oriente fa eco la strategia cinese che velocemente sta trasformando il mar Cinese Meridionale in una no man land per la marina a stelle e strisce costruendo una fitta rete di basi areonavali che impedirà, in caso di crisi il passaggio delle navi usa verso il sudest asiatico; se gli USA vorranno rifornire le loro basi nel sudest asiatico o la loro base di Diego Garcia nell’Oceano Indiano dovranno passare dall’Australia.

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Tu-22 M3 sulla pista di Hamadan, Iran

Accanto alle ragioni strategico/geopolitiche vi sono una serie di ragioni militari tattiche. Le ragioni militari sono legate a 2 variabili: distanza e tempo. L’eccessiva distanza rendeva necessario un rifornimento in volo, causava un grosso consumo di carburante, un maggiore stress alle macchine e agli equipaggi e un carico bellico ridotto. Il troppo tempo impiegato faceva sì che i satelliti spia USA potessero trasmettere i dati di volo agli elaboratori a terra che così potevano tracciare la rotta e prevedere con ragionevole precisione l’obiettivo della missione, informazione che veniva comunicata dagli USA ai loro ratti drogati prediletti. Ora Hamadan si trova a 900 km dagli obiettivi in Siria e ai Tu-22 M3, qualora volessero pigliarsela comoda, occorre meno di un’ora ad arrivare sui loro obiettivi con il quadruplo di carico di bombe… Qualche stratega da divano ha detto che i russi  potevano usare la base di Hmeimim. A parte il fatto che dire ai russi cosa devono fare in campo militare equivale a dare ad un gatto lezioni di come arrampicarsi, la base vicina a Latakia è già congestionata e non ha piste adatte sia come fondo che come lunghezza ad aerei come i Tu-22 M3 (la base iraniana di Hamadan ha piste lunghe 3 km e ha il vantaggio i trovarsi in un territorio la cui configurazione orgrafica rende problematico l’uso di missili da crociera per attaccarla).

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Su questa pagina di Veteran Today diversi articoli (in inglese) sulla questione:
http://www.veteranstoday.com/2016/08/17/accusation-russias-new-base-in-iran-to-beat-us-satellite-intel-used-to-protect-isis/

Qui articoli in italiano:
https://aurorasito.wordpress.com/2016/08/18/siria-iran-e-tu-22m3/

https://aurorasito.wordpress.com/2016/08/17/i-backfire-russi-in-iran-lanciano-un-avvertimento/

 

 

 

Colpo di stato in Turchia: dalla Turchia in Russia con bastante amore fino alla GRANDE GUERRA

Colpo di stato in Turchia: dalla Turchia in Russia con bastante amore fino alla GRANDE GUERRA

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Di Imran N. Hosein

[Nota del traduttore: presentiamo un interessante punto di vista di un religioso musulmano, studioso di escatologia coranica, lo sheikh Imran N. Hosein. Il fatto che lo condividiamo non significa che condividiamo il suo punto di vista, che è escatologico, ma contiene interessanti considerazioni geopolitiche che ricorrono spesso nei suoi scritti dedicati alla situazione mondiale. 

La sua visione escatologica/geopolitica può essere sintetizzata nel modo seguente:

1) Ci sarà un conflitto, definito la Grande Guerra che vedrà opporsi l’occidente alla Russia e alla Cina. 

2) L’occidente sarà sconfitto e devastato ma anche la Russia e la Cina ne usciranno con le ossa rotte

3) Costantinopoli, l’attuale Istambul sarà in mani russe

4) La potenza sionista, Israele, si proporrà come unica potenza mondiale

5) comparirà l’Anticristo, il dhajal che proporrà falsi ideali new age ma in seguito perseguiterà coloro che non si piegheranno al suo volere.

6) il dhajal sarà ucciso da Gesù Cristo a Damasco
7) ci sarà il Giudizio]

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Il presidente turco Erdogan, naturalmente, molto correttamente afferma il coinvolgimento degli USA (e quindi della NATO) nel tentativo di golpe contro il suo governo. Egli ha ragione nell’accusare di coinvolgimento nel golpe, lo sheikh sufi turco Fathullah Gulen. Comunque si sarebbe potuto essere più onesti di Erdogan, se avesse anche rivelato di sapere della preparazione del golpe, come sapeva del coinvolgimento della NATO e sapeva pure che i seguaci di Gulen, così come gli altri oppositori al suo governo, sarebbero stati ingannati e utilizzati come agnelli sacrificali nella preparazione della guerra della NATO contro la Russia.

Il risultato immediato del tentativo di colpo di stato è stato quello di far diventare Erdogan abbastanza forte da guidare meglio la Turchia, a fianco della NATO, nella prossima guerra con la Russia.

Se la Turchia dovesse annunciare la fine dell’adesione alla NATO e se una delegazione turca dovesse andare in Russia per discutere di un’alleanza alternativa con la Russia, la migliore risposta dalla Russia a una tale visita ,sarebbe quello di suggerirne graziosamente il rinvio fino a dopo la fine della Grande Guerra. Se il governo turco dovesse insistere per la visita a Mosca di un Erdogan che porta doni, il presidente russo dovrebbe aumentare lo schieramento delle sue guardie del corpo.

Notiamo in aggiunta e brevemente che in questo momento, la NATO ha bisogno di una Turchia forte con credenziali abbaglianti per guidare il mondo dell’Islam verso un nuovo Impero Ottomano islamico che garantirà il sostegno del mondo dell’Islam alla NATO nella prossima guerra con Russia. Questo, in breve, è un’altra spiegazione del tentato colpo di stato turco.

Mentre le informazioni pubblicate qui sotto, (preparate prima del golpe e diffuse proprio al momento della sua attuazione), concernenti i progressi materiali della Turchia sotto Erdogan possono essere giuste, ho condannato pubblicamente Erdogan per quello che ha fatto (veramente imperdonabile) in Libia e quello che sta ancora facendo (di nuovo veramente imperdonabile) in Siria. Sono anche disgustato dell’ISIS e allarmato dalle continue dichiarazioni russe che la Turchia di Erdogan sta sostenendo l’ISIS clandestinamente. So di chi ha viaggiato in lungo e in largo per entrare nelle fila dell’ISIS e che c’è riuscito transitando dal territorio turco. Quindi io non sono sorpreso dalle notizie delle congratulazioni dell’ISIS a Erdogan per il suo successo nello schiacciare la rivolta.

Ho anticipato che chi nelle forze armate turche che è opposto ad Erdogan avrebbe dovuto rispondere presto a questo crack-down, rivelando pubblicamente informazioni che quest’ultimo avrebbe preferito tenere nascoste. La prima cosa che mi aspettavo uscisse era la prova che la pretesa turca dell’ingresso dell’aereo russo nello spazio aereo turco fosse una menzogna palese e la richiesta russa di scuse fosse giustificata! La seconda cosa è che potessero essere rese pubbliche le prove del sostegno turco clandestino all’ISIS.

Invece, ho capito che il governo turco ha già arrestato i due piloti che hanno abbattuto il velivolo da combattimento russo, incolpando la NATO dell’atto che ha portato alla rottura del rapporto della Turchia con la Russia. Si tratta di una magnifica azione progettata per costruire la fiducia russa nell’abbraccio di Erdogan.

Tuttavia, i russi probabilmente già sanno che i recenti avvenimenti in Turchia, culmineranno nella guerra civile che da molto tempo ho previsto. Mi aspetto che la guerra civile permetta la vera conquista di Costantinopoli profetizzata da Nabi Muhammad (sallalalhu ‘alayhi wa sallam).

Quando ciò accadrà, si vedrà la menzogna vecchia di 500 cento anni del sultano ottomano Muhammad Fatih, che pretese di aver adempiuto la profezia quando conquistò Costantinopoli nel 1452.

Non ho assolutamente alcun dubbio che i martiri (Shuhada), nella battaglia del 1452, non furono i musulmani mal guidati caduti durante la conquista di Costantinopoli. Piuttosto, i veri martiri (Shuhada) furono quei cristiani ortodossi coraggiosi che caddero nella difesa di Costantinopoli.

Potrei non vivere abbastanza per vedere tutto questo, ma io non sono ingannato dai due imperi del Dajjal, né dall’Impero Ottomano instaurato da Gog e Magog, né dalla sua replica resuscitata ai giorni nostri sotto la guida di Erdogan. Prego affinché i veri musulmani della Turchia, così come anche i miei studenti, non siano ingannati!

Tuttavia rispetto il diritto di esprimersi di coloro che hanno diverse opinioni e di sostenere la validità delle loro opinioni contrarie.

Che Allah l’Altissimo possa sempre mostrarci la verità.

La Turchia sotto Erdogan

Che cosa si dovrebbe conoscere del presidente della Turchia, Recap Tayyip Erdogan:

1. L’economia turca tra il nel 2002 e il 2012 ha avuto una crescita del 64% del PIL reale e un aumento del 43% del PIL pro capite.

2. Erdogan ha ereditato un debito di 23 miliardi e 500 milioni di dollari verso il Fondo Monetario Internazionale, che è stato ridotto a 0,9 miliardi di dollari nel 2012. Ha deciso di non firmare un nuovo contratto. Il debito della Turchia verso il FMI è stato dichiarato essere pagato completamente e lui ha detto che il FMI potrebbe prendere a prestito soldi dalla Turchia.

3. Nel 2010, il default dei crediti swap del debito sovrano commerciale della Turchia sono al minimo storico del 1,17%, inferiori a quelli dei nove paesi membri della UE e della Russia.

4. Nel 2002, la Banca Centrale turca aveva 26,5 miliardi di dollari di riserve. Tale importo ha raggiunto i 92,2 miliardi di dollari nel 2011. Sotto la guida di Erdogan, l’inflazione è scesa dal 32% al 9,0% nel 2004.

5. Sotto il governo di Erdogan, il numero di aeroporti in Turchia è aumentato da 26 a 50.

6. Tra il 2002 e 2011, oltre 13.500 chilometri di superstrade sono stati costruiti.

7. Per la prima volta nella storia della Turchia, sono state costruite linee ferroviarie ad alta velocità e il servizio di treni ad alta velocità del Paese ha avuto inizio nel 2009. In 8 anni, 1076 km di ferrovia sono stati costruiti e 5449 km rinnovati.

8. Gli investimenti di Erdogan nel sistema sanitario sono stati maggiori di qualsiasi predecessore. Come parte delle riforme, ecco il programma “Green Card”, che offre cure gratuite per i poveri.

9. Erdogan ha aumentato la spesa per l’istruzione da 7,5 miliardi di lire nel 2002 a 34 miliardi di lire nel 2011. La quota più alta del bilancio nazionale data a un ministero e alle università in Turchia è quasi raddoppiata, da 98 nel 2002 a 186, nell’ottobre 2012.

10. Nel 1996 il cambio era di 1 $ = 222 lire, nel 2016 1$ = 2.94 Lire, anche dopo le recenti turbolenze.

Oggi sembra che loro siano l’unico popolo con il potenziale per farlo. Gli arabi si sono disintegrati. Gli indiani subcontinentali in ogni caso non sono mai stati leader della Ummah. Solo despoti locali che non hanno mai avuto alcun impatto complessivo.

La cosa incoraggiante è che, anche l’opposizione, compresi i leader curdi, è accorsa in sostegno di Erdogan. La campagna dei media occidentali sta cercando di diffamarlo ancora una volta parlando della sua cosiddetta natura autocraticoa perché egli si alza contro di loro. Egli è l’unico che si è sbarazzato del giogo del FMI. E ha costretto Israele a consentire gli aiuti a Gaza. Gli Ottomani prima hanno sculacciato selvaggiamente l’Europa e poi governato per 400 anni, lasciando un segno indelebile. Questo è ciò che l’uomo bianco non può digerire. Così lo odiano. Vogliono dei lacchè che facciano la sujood (vale a dire, la prostrazione) a loro invece che ad Allah?

Rapporto afferma che 360.000 stranieri da decine di stati combattono a fianco dei terroristi in Siria

Rapporto afferma che 360.000 stranieri da decine di stati combattono a fianco dei terroristi in Siria

REDAZIONE NOICOMUNISTI

Di Iann Greenhalgh

Traduzione di Guido Fontana Ros

FONTE

daesh

Per coloro che sono consapevoli della reale natura dell’ISIS, questo rapporto non rappresenta una sorpresa. Rivela che che le forze dell’ISIS sono costituite da un mucchio di mercenari stranieri importati in Siria da agenti dell’Arabia Saudita, della Turchia del Qatar e dei loro alleati occidentali, specialmente Gran Bretagna e USA. La rivelazione che il 60% di questi mercenari stranieri sono americani ed europea, è abbastanza scioccante; noi sappiamo che questi uomini da quei paesi sono in un numero perfino maggiore di quanto sospettavamo. Un argomento che il rapporto non sfiora è su quanto sia grande la porzione delle forze dell’ISIS che combattono nel nord della Siria intorno ad Aleppo, da ascrivere a soldati dell’esercito turco senza divisa che pretendono di farsi passare da marmaglia vestita di nero di tagliatori di teste.
FARS
Circa 360.000 stranieri hanno combattuto contro il governo siriano fin dall’inizio dello scoppio della crisi nel paese arabo dal marzo 2011, rivela un rapporto di un centro di ricerche della Germania.
Oltre 95.000 terroristi sono stati uccisi, per cui circa altri 90.000 ora stanno prendendo parte attiva ai combattimenti contro il governo di Damasco, afferma il centro tedesco di ricerche, Vril.
Si afferma che su 360.000 terroristi combattenti il governo siriano, provenienti da 93 paesi, 215.000 siano americani ed europei.

Il rapporto afferma che i sauditi hanno avuto il più alto numero di perdite in Siria, 5.990 su 24.500 terroristi sauditi sono stati uccisi dal marzo 2011.

In un rilevante sviluppo in maggio, nuovi documenti di organizzazioni che si occupano di diritti umani, hanno rivelato che un uomo di origini miste, siriano -saudite sia stato il burattinaio dell’infiltrazione di oltre 6.000 terroristi da paesi europei in Siria.

I documenti della ricerca affermano che: “Tarrad Mohammad al-Jarba, siriano di origine che in seguito ha ottenuto la cittadinanza saudita è stato il comandante dell’ISIS incaricato del reclutamento di forze fresche dai paesi europei e del loro trasferimento nei campi di battaglia siriani. 

I documenti continuano dicendoci che Tarrad è stato ospite della patrie galere dell’Arabia saudita per almeno quattro anni. In seguito è riuscito a scappare dalla prigione e ad congiungersi all’ISIS.

Il giornale AL-Watan, nello stesso tempo, ha affermato che al-Jarba non è il vero cognome di Tarrad.  Tarrad è parente di Hareth al.Zari, l’ex segretario generale dell’Ulema iracheno che è stato ucciso in Giordania lo scorso anno.

Il Daily Telegraph ha anche scoperto prima che il vero cognome usato dal trentaseienne al-Jarba, che ha anche usato il cognome al-Haraki, era Abu Mohammad al-Shamali.

Il Telgraph ha aggiunto che al -Shamali era responsabile del trasferimento di 6.000 terroristi, un terzo dei terroristi non siriani, in sirio nel giro di di due anni, dal 2013 al 2015.

Il Telegraph continua dicendo che i cognomi di al-Jarba e di al-Haraki possono essere riscontrati in cima ai moduli di reclutamento di forze fresche condotte sui campi di battaglia siriani.

Il ministro siriano delle Informazioni, Omran al-Zoubi all’inizio di questo mese, ha comunicato che migliaia di terroristi hanno attraversato i confini, entrando nel suo paese, all’inizio di maggio o negli ultimi giorni di aprile.

Circa 6.000 terroristi hanno oltrepassato il confine e sono entrati in territorio siriano negli scorsi giorni, ha detto al-Zoubi.

Alla fine di aprile, il primo ministro siriano Wael Nader al-Halqi ha ammonito che 5.000 militanti freschi hanno attraversato il confine nelle province nordoccidentali di Aleppo ed Idlib dalla Turchia, facendo notare che l’accordo di cessate il fuoco è stato violato da certune parti.

Al-Halqui ha detto: “Alla fine noi vediamo come Arabia Saudita, Turchia e Qatar, nonché i loro alleati occidentali come Gran Bretagna e Francia, non aver alcun vero desiderio di portare avanti il processo di una composizione politica in Siria”.

Il primo ministro ha anche insistito che “fanno proprio l’opposto, aiutando l’incremento dell’attività terroristica e armando i terroristi. La scorsa settimana, più di 5.000 miliziani hanno oltrepassato il confine con la Turchia, entrando nelle province di Aleppo e di Idlib.