Se ne dicono tante sul socialismo reale, ad un punto tale che, ormai, si è persino smarrito il lume orientativo che, solo, può distinguere, illuminandole, la menzogna dalla verità. Quarant’anni di lavaggio del cervello sapientemente orchestrato hanno inculcato nel cervello di molti l’idea di sistemi economicamente inefficienti, burocratici, restii ad ogni innovazione.
Le giovani generazioni, che mai hanno conosciuto quelle esperienze, ripetono il mantra delle bugie con inerziale ritualità, come robot caricati a pile per la bisogna. La Repubblica popolare polacca, nella testa di tanti, è rimasta impressa come esempio negativo per eccellenza; in questo caso, alla propaganda capitalista, imperialista e revisionista si è sommata più che mai, sistematicamente, la crociata dei novelli Goffredo di Buglione del Vaticano, per i quali la Repubblica popolare polacca rappresentava una faglia critica da sollecitare e stimolare, al fine di provocarne il collasso ed il rovesciamento del sistema sociale ed economico.
Ed ecco gli scioperi, alimentati ed incoraggiati da chi, in Occidente, usava i toni più violenti e reazionari nei confronti degli operai che scioperavano contro i capitalisti, i parassiti, le sanguisughe. Gli stessi che in Italia ed altrove parlavano di “sacre compatibilità” dell’ordinamento economico, tali da non sopportare la minima lotta rivendicativa, quelli che nel nostro Paese smantellavano la scala mobile dando ad essa la colpa dell’inflazione (come se il termometro fosse causa della febbre), quando parlavano di Polonia si dichiaravano fieri sostenitori di Solidarnosc, di ogni tipo di sciopero rivendicativo, indetto con le più strumentali motivazioni, di ogni iniziativa volta a bloccare e sabotare la produzione.
I giornali di Agnelli, che in Italia erano la controparte mediatica del Sindacato e della classe operaia, che affibbiavano al termine “sciopero” la stessa valenza semantica della parola “Belzebù”, parlando di Polonia scoprivano ogni volta, sorprendentemente, una passione per gli incitamenti alle interruzioni del lavoro, della produzione, del normale flusso delle attività della.vita associata. Purtroppo, la stampa revisionista non solo non contrapponeva nulla a tale malafede, disonestà e mistificazione sistematica, ma si accodava alle accuse più infamanti, ai peana più assurdi nei riguardi del Kor, di Solidarnosc e dei suoi scherani finanziati da Cia, Vaticano, Massoneria, centrali trotzkiste.
Non è un mistero per nessuno che le banche di Calvi e Gelli servivano da punti di passaggio e da centri propulsori per i denari diretti verso la Polonia a fini di destabilizzazione. E, così, ci si propinava l’immagine di un Paese distrutto dal “comunismo”, piegato dalla crisi economica, dalla fame. Difficoltà, certo, nel 1979/82 ve ne furono, ma a causarle fu proprio l’attività di Solidarnosc e delle centrali eversive antisocialiste ed antisovietiche. Le quali, impunemente (e qui si dovrebbe accusare il sistema di mollezza, non certo di eccessiva forza o di carattere repressivo) scatenarono il caos in un Paese sì con qualche problema, certo, specie in ordine ad un eccessivo indebitamento, favorito peraltro dall’Occidente sovrabbondante di petroldollari in cerca di collocazione sull’arena economica internazionale, ma complessivamente sano, prospero, contraddistinto da elevati livelli di benessere.
Alcuni dati, tratti dagli “Annali” economici degli anni ’70, disponibili in rete ed anche nel sito russo “Istmat”, raccolta assai interessante di documenti, atti ed opere dell’URSS e del socialismo reale, si incaricano di dimostrare la verità di questo assunto. Piuttosto che i dati di carattere macroeconomico, andremo ad individuare i dati dell’economia “quotidiana” dei cittadini, indicatori efficaci ed incontrovertibili del tenore di vita. Nel 1977, anno che rappresenta il miglior indicatore di quanto andiamo dimostrando, il salario medio netto del lavoratore polacco ammontava a 4408 zloty. Tale media era il risultato di calcoli che contemplavano il salario medio mensile del settore statale (4542 zloty), quello del settore cooperativo (3813 zloty), quello dell’industria globalmente intesa (4677 zloty), delle costruzioni (5053 zloty), dell’agricoltura (4506 zloty), del settore scientifico (5285 zloty), del settore sociale e dell’assistenza (3384 zloty) ecc…
In quell’anno, un kg di pane costava 5,40 zloty, un chilo di carne da 30 a 100 zloty (le più care le pregiatissime salsicce di tipo II), un chilo di prosciutto 36 zloty, un chilo di aringhe salate 26 zloty, un chilo di margarina 26 zloty, un chilo di burro di prima scelta 70 zloty, lo zucchero 10,50 zloty, le sigarette senza filtro “SPORT” (pacchetto da 20 pezzi) 6 zloty, 140 cm di tessuto di ottima lana 294 zloty, 140 cm di tessuto sintetico 106 zloty, 90 cm di pregiato tessuto di cotone, in varietà di 4/5 colori, 62 zloty. 1 kWh costava 0,90 zloty, la benzina 9 zloty al litro, il canone TV 40 zloty al mese, il canone radio 15 zloty al mese. Un affitto mensile 3 zloty al metro quadrato (180/200 zloty al mese), il biglietto del treno classe II per 200 km 60 zloty, 108 l’accelerato. Tram: 1 zloty; taglio di capelli in una barbieria di prima classe, 15 zloty. Una radio 1400 zloty, un televisore (indistruttibili questi elettrodomestici!) 6500 zloty.