Dobbiamo cogliere l’occasione per un cambiamento di rotta pacifico di G.Zjuganov

Dobbiamo cogliere l’occasione per un cambiamento di rotta pacifico di G.Zjuganov

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Presentiamo questo lungo articolo del segretario del KPRF, G. Zjuganov, mai comparso in occidente, con le parole del traduttore italiano Davide Spagnoli:
“E’ un articolo molto interessante perché getta una luce sul pensiero dei comunisti russi dei quali, per la verità, al netto della retorica della propaganda dei media occidentali che, come noto, poco o niente hanno a che vedere né con l’informazione, né con la correttezza né con l’onestà intellettuale.
Se si legge con attenzione l’intervento di Zjuganov si trova molto più Berlinguer di quanto si possa immaginare: e anche questa è una cosa assolutamente insospettabile negli eredi di Lenin e Stalin, eppure…
Già l’aggettivo “pacifico”, e non “rivoluzionario” come invece in molti si sarebbero aspettato, del titolo è indice di una trasformazione in atto dei comunisti russi che brillano per capacità analitica.
Certo su alcune questioni – la loro visione dell’Europa – non ci troviamo d’accordo, ma il documento nel suo complesso resta un esempio per quello che i comunisti dovrebbero essere in grado di analizzare per elaborare la nostra alternativa.
Il lavoro di Zjuganov naturalmente risente anche dell’influenza dell’elaborazione teorica marxista prodotta dal gruppo attorno a Xi Jinping, erede e continuatrice di quella prodotta dal gruppo attorno a Stalin dal 1928 al 1936, cioè dal Primo piano quinquennale alla sconfitta patita da Stalin nel Comitato Centrale che doveva affrontare la questione del ritiro del Partito dallo Stato e delle libere elezioni: a questo proposito si veda https://drive.google.com/file/d/1QWsBxLNxQ8rODR3Tuhp8Y18aCuJ19TPV/view

Dobbiamo cogliere l’occasione per un cambiamento di rotta pacifico

La Repubblica popolare polacca prima dell’esplosione di Solidarnosc. Note di vita quotidiana in omaggio alla verità storica

La Repubblica popolare polacca prima dell’esplosione di Solidarnosc. Note di vita quotidiana in omaggio alla verità storica
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Di Luca Baldelli

Se ne dicono tante sul socialismo reale, ad un punto tale che, ormai, si è persino smarrito il lume orientativo che, solo, può distinguere, illuminandole, la menzogna dalla verità. Quarant’anni di lavaggio del cervello sapientemente orchestrato hanno inculcato nel cervello di molti l’idea di sistemi economicamente inefficienti, burocratici, restii ad ogni innovazione.
Le giovani generazioni, che mai hanno conosciuto quelle esperienze, ripetono il mantra delle bugie con inerziale ritualità, come robot caricati a pile per la bisogna. La Repubblica popolare polacca, nella testa di tanti, è rimasta impressa come esempio negativo per eccellenza; in questo caso, alla propaganda capitalista, imperialista e revisionista si è sommata più che mai, sistematicamente, la crociata dei novelli Goffredo di Buglione del Vaticano, per i quali la Repubblica popolare polacca rappresentava una faglia critica da sollecitare e stimolare, al fine di provocarne il collasso ed il rovesciamento del sistema sociale ed economico.
Ed ecco gli scioperi, alimentati ed incoraggiati da chi, in Occidente, usava i toni più violenti e reazionari nei confronti degli operai che scioperavano contro i capitalisti, i parassiti, le sanguisughe. Gli stessi che in Italia ed altrove parlavano di “sacre compatibilità” dell’ordinamento economico, tali da non sopportare la minima lotta rivendicativa, quelli che nel nostro Paese smantellavano la scala mobile dando ad essa la colpa dell’inflazione (come se il termometro fosse causa della febbre), quando parlavano di Polonia si dichiaravano fieri sostenitori di Solidarnosc, di ogni tipo di sciopero rivendicativo, indetto con le più strumentali motivazioni, di ogni iniziativa volta a bloccare e sabotare la produzione.
I giornali di Agnelli, che in Italia erano la controparte mediatica del Sindacato e della classe operaia, che affibbiavano al termine “sciopero” la stessa valenza semantica della parola “Belzebù”, parlando di Polonia scoprivano ogni volta, sorprendentemente, una passione per gli incitamenti alle interruzioni del lavoro, della produzione, del normale flusso delle attività della.vita associata. Purtroppo, la stampa revisionista non solo non contrapponeva nulla a tale malafede, disonestà e mistificazione sistematica, ma si accodava alle accuse più infamanti, ai peana più assurdi nei riguardi del Kor, di Solidarnosc e dei suoi scherani finanziati da Cia, Vaticano, Massoneria, centrali trotzkiste.
Non è un mistero per nessuno che le banche di Calvi e Gelli servivano da punti di passaggio e da centri propulsori per i denari diretti verso la Polonia a fini di destabilizzazione. E, così, ci si propinava l’immagine di un Paese distrutto dal “comunismo”, piegato dalla crisi economica, dalla fame. Difficoltà, certo, nel 1979/82 ve ne furono, ma a causarle fu proprio l’attività di Solidarnosc e delle centrali eversive antisocialiste ed antisovietiche. Le quali, impunemente (e qui si dovrebbe accusare il sistema di mollezza, non certo di eccessiva forza o di carattere repressivo) scatenarono il caos in un Paese sì con qualche problema, certo, specie in ordine ad un eccessivo indebitamento, favorito peraltro dall’Occidente sovrabbondante di petroldollari in cerca di collocazione sull’arena economica internazionale, ma complessivamente sano, prospero, contraddistinto da elevati livelli di benessere.
Alcuni dati, tratti dagli “Annali” economici degli anni ’70, disponibili in rete ed anche nel sito russo “Istmat”, raccolta assai interessante di documenti, atti ed opere dell’URSS e del socialismo reale, si incaricano di dimostrare la verità di questo assunto. Piuttosto che i dati di carattere macroeconomico, andremo ad individuare i dati dell’economia “quotidiana” dei cittadini, indicatori efficaci ed incontrovertibili del tenore di vita. Nel 1977, anno che rappresenta il miglior indicatore di quanto andiamo dimostrando, il salario medio netto del lavoratore polacco ammontava a 4408 zloty. Tale media era il risultato di calcoli che contemplavano il salario medio mensile del settore statale (4542 zloty), quello del settore cooperativo (3813 zloty), quello dell’industria globalmente intesa (4677 zloty), delle costruzioni (5053 zloty), dell’agricoltura (4506 zloty), del settore scientifico (5285 zloty), del settore sociale e dell’assistenza (3384 zloty) ecc…
In quell’anno, un kg di pane costava 5,40 zloty, un chilo di carne da 30 a 100 zloty (le più care le pregiatissime salsicce di tipo II), un chilo di prosciutto 36 zloty, un chilo di aringhe salate 26 zloty, un chilo di margarina 26 zloty, un chilo di burro di prima scelta 70 zloty, lo zucchero 10,50 zloty, le sigarette senza filtro “SPORT” (pacchetto da 20 pezzi) 6 zloty, 140 cm di tessuto di ottima lana 294 zloty, 140 cm di tessuto sintetico 106 zloty, 90 cm di pregiato tessuto di cotone, in varietà di 4/5 colori, 62 zloty. 1 kWh costava 0,90 zloty, la benzina 9 zloty al litro, il canone TV 40 zloty al mese, il canone radio 15 zloty al mese. Un affitto mensile 3 zloty al metro quadrato (180/200 zloty al mese), il biglietto del treno classe II per 200 km 60 zloty, 108 l’accelerato. Tram: 1 zloty; taglio di capelli in una barbieria di prima classe, 15 zloty. Una radio 1400 zloty, un televisore (indistruttibili questi elettrodomestici!) 6500 zloty.
Il tutto, in un contesto di piena occupazione e di salari crescenti a prezzi pressoché invariati. Un Paese in crisi? Alla luce di tutti questi dati, possiamo affermare che, ancora una volta, le menzogne capitaliste e clericali hanno diffuso i loro veleni, distorcendo la verità storica e persino quella della cronaca. Alla vigilia dell’esplosione di Solidarnosc, la Polonia socialista era un Paese con alcune contraddizioni, diseguaglianze e magari carenze: gli organi del Poup, non solo non lo negavano, peraltro, ma era semmai raro trovare un articolo di giornale, un servizio radiofonico, una relazione nei consessi di Partito, che fosse apologetica e non intrisa di critica. Ciò detto, se in quel contesto si postulava e si postula la necessità di scioperi, nel mondo capitalista di oggi con inflazione nascosta e dilagante, mancanza di ogni prospettiva, precariato come regola, deindustrializzazione spinta, quali lotte occorre allora sostenere?

Il presidente messicano chiede le scuse del re di Spagna, e di Papa Francesco per le conquiste del XVI secolo

Il presidente messicano chiede le scuse del re di Spagna, e di Papa Francesco per le conquiste del XVI secolo
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Mexican President Andrés Manuel López Obrador (left) and The Conquest of Tenochtitlan © Reuters/Edgard Garrido, © Wikipedia

Traduzione di Davide Spagnoli

26 marzo 2019

Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha formalmente chiesto le scuse sia del re di Spagna Felipe VI che del Papa Francesco per la conquista spagnola di circa 500 anni fa.

La lettera cita i massacri che hanno avuto luogo durante le conquiste spagnole delle popolazioni indigene del Messico durante tutto il XVI secolo.  La missiva fa anche riferimento all’imposizione della fede cattolica e alle violazioni dei diritti umani commesse dalle forze che hanno agito per conto della corona spagnola.

“Le chiese sono state costruite sopra i templi, i nostri eroi patriottici sono stati scomunicati”, ha detto parlando tra le rovine di un’antica città messicana in un video postato sui suoi social media.  “Ci riconcilieremo, ma prima chiediamo che loro domandino perdono”.

Il ministero degli Esteri spagnolo ha immediatamente pubblicato una dichiarazione che respinge il contenuto della lettera di Obrador.

“L’arrivo 500 anni fa degli spagnoli sull’attuale territorio messicano non può essere giudicato alla luce di considerazioni contemporanee”, ha detto il governo.

“Il governo spagnolo ribadisce la sua disponibilità a collaborare con il governo messicano”.

La Spagna è attualmente una delle maggiori fonti di investimenti diretti esteri del Messico, ma il governo messicano non ha ancora ratificato un nuovo accordo di libero scambio raggiunto con l’Unione Europea a metà del 2018.  Il Messico vanta anche la seconda popolazione cattolica romana al mondo dopo il Brasile.

La contesa è iniziata con l’arrivo di Hernán Cortés nel 1519, e con la sconfitta del potente impero azteco, aprendo la strada a 300 anni di dominio spagnolo.  Il Messico ottenne l’indipendenza dopo 11 anni di guerra che si concluse nel 1821, per poi diventare una repubblica federale nel 1824.

Obrador, 65 anni, è salito al potere a dicembre e ha mantenuto relazioni amichevoli con il governo spagnolo di centro-sinistra dalla sua elezione.

FONTE:

Lo sviluppo della robotica nella ricerca spaziale nasce dal fatto dalle difficoltà dell’essere umano di vivere a lungo nello spazio. I viaggi umani sulla Luna sono stati troppo brevi (circa otto giorni) per avere dati sperimentali sull’eventuale differenza che l’abbandono della prossimità di un pianeta comporta. Un aspetto da non trascurare è […]

via AVATAR SULLA LUNA E ALTRI MISTERI SPAZIALI — Marcos61’s Blog

Marzo 1995 : Apocalisse su Tokyo

I 5 MAESTRI
Il compagno Luca Baldelli ci riporta a un grave atto terroristico che ebbe come scena la metropolitana di Tokio nel lontano 1995. Venne diffuso da alcuni membri della setta giapponese “Aum Shirinkyo” (Verità Suprema), il micidiale gas nervino sarin. Per una serie di fortunate circostanze non vi fu la progettata  spaventosa carneficina: si contarono “solo” 13 vittime e 6300 intossicati.
Oscuri, inquietanti ed enigmatici sono i legami che il fondatore della setta, un santone mezzo cieco, Shoko Asahara, aveva intessuto con ambienti della politica, dell’alta finanza e con tutta evidenza con servizi segreti non solo nazionali. Legami mai venuti alla luce nella loro sordida realtà.
Gli amichetti

Tre novità a favore dell’esistenza del volo di Pjatakov

I 5 MAESTRI

Di Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli.

 

16 febbraio del 1937: il secondo processo di Mosca, che vide come principali imputati Pjatakov e Radek, era ormai finito da più di due settimane.
Sempre 16 febbraio 1937: ormai quasi tre settimane erano trascorse da quando l’allora direttore dell’aeroporto norvegese di Kjeller, T. Gulliksen, aveva negato in un’intervista a un giornale norvegese che un aereo straniero fosse arrivato dall’estero nel suo aeroporto durante il dicembre 1935, smentendo quindi che Pjatakov fosse in alcun modo sbarcato nella struttura logistica da lui diretta nel mese in oggetto.
Allora era diventato tutto limpido e tutto chiaro, almeno per le autorità norvegesi e per il governo norvegese dell’inverno del 1937?
Per niente.
Proprio esaminando tale materia potremo ottenere e acquisire nuove prove consistenti, di cui non disponevamo prima del 14 agosto 2018, a favore dell’esistenza concreta del volo segreto di Pjatakov in Norvegia nel dicembre del 1935 e del colloquio clandestino tenuto da quest’ultimo con Trotskij: allora esiliato in Norvegia e residente a Honefoss, distante per via stradale solo ottanta chilometri dall’aeroporto di Kjeller.
Cosa successe il 16 febbraio 1937? In tale giorno l’importante ministro degli esteri norvegese Halvdan Koht, evidentemente poco soddisfatto delle dichiarazioni di Gulliksen, chiese tramite l’ispettore generale dell’aeronautica norvegese e per iscritto alcune informazioni rispetto ai velivoli partiti e arrivati a Kjeller nel dicembre 1935; tale autorevole richiesta giunse dopo pochissimi giorni anche a Gulliksen e soci, come risulta da un documento datato 9 marzo 1937 e conservato negli archivi pubblici norvegesi.
Più precisamente il ministero degli esteri, tra l’altro, chiese alle autorità aeroportuali di Kjeller e alla dogana norvegese se fosse arrivato a Kjeller da Berlino un aereo, il 12 o il 13 dicembre 1935.
Niente male, come domanda!
Se si esamina lo scritto del 9 marzo 1937, conservato negli archivi norvegesi, risulta infatti che il 16 febbraio 1937 il ministero degli esteri norvegese, con un atto ufficiale, domandò alcune cose importanti: leggiamo assieme il documento del 9 marzo 1937.

“564/37.5. 9 marzo 1937
Il signor Ministro degli Esteri Halvdan Koht .
Voli per Kjeller nel dicembre 1935
Il signor Ministro degli Esteri ha richiesto le seguenti informazioni in una missiva datata 16 del mese scorso:
1. Se siano arrivati aerei a Kjeller da Berlino il 12 o 13 dicembre 1935.
2. Nel caso la risposta sia no, se siano arrivati voli da Berlino a Kjeller in altra data nello stesso anno.
3. Nel caso anche questa risposta sia no, se siano arrivati voli da Copenaghen o da Malmö a Kjeller in uno dei giorni specificati nella domanda 1 o nei giorni precedenti o successivi.
Per quella ragione alleghiamo a questa lettera il rapporto richiesto al Comandante di Kjeller e un rapporto da parte delle Autorità Doganali di Kjeller, tramite l’Ispettore Generale delle Forze Aeree Norvegesi.
Come si può vedere dai rapporti la risposta alle tre domande di cui sopra è da considerarsi negativa.
Allegato”

Nel documento del 9 marzo 1937 si fa riferimento esplicito a Berlino/Kjeller e al 12/13 dicembre 1935, a Copenaghen/Malmö e ai velivoli atterrati a Kjeller, in quel periodo.
Dalla seconda metà del febbraio 1937, quindi, le autorità aeroportuali di Kjeller erano perfettamente a conoscenza e sapevano benissimo che l’importante ministero degli esteri norvegese – non certo Topolino, non certo un qualunque cittadino norvegese e neanche l’ufficio della dogana di Kjeller – aveva chiesto per iscritto anche a loro di fornire delle informazioni precise su tre punti rilevanti, riguardo al dicembre del 1935.
Innanzitutto il ministero degli esteri norvegese aveva domandato alle autorità aeroportuali di Kjeller, e loro ne erano perfettamente a conoscenza dalla seconda metà del febbraio 1937, se nel dicembre del 1935 un aereo fosse atterrato a Kjeller provenendo da Berlino, ossia dalla Berlino nazista del 1935; in termini quasi espliciti, dunque, il ministero degli esteri norvegese aveva chiesto il 16 febbraio 1937 se Pjatakov (si trattava di lui, certo) fosse arrivato a Kjeller partendo dalla Berlino nazista nel dicembre del 1935, per di più indicando anche i giorni del 12 e 13 dicembre come le due date da cercare con particolare attenzione per un eventuale arrivo a Kjeller di un velivolo partito dalla capitale tedesca.
Bene: seppur di fronte a tale esplicita richiesta da parte dell’importante ministero degli esteri (non certo di Topolino, oppure di Paperino ecc.), le autorità aeroportuali di Kjeller non risposero alcunché a tal proposito nel loro “rapporto” del 25 febbraio 1937, citato nel terzo capitolo del libro “Il volo di Pjatakov.
Nel loro report del 25 febbraio 1937, come anche in un altro loro scritto del 1 marzo 1937, non sono contenute in alcun modo neanche poche parole del tipo: “non era arrivato alcun aereo a Kjeller da Berlino, nel dicembre 1935 e il 12-13 dicembre 1935”.
Sarebbero state solo poche e semplici parole, anzi solo pochissime e semplicissime parole di fronte a un’esplicita domanda dell’importante ministero degli esteri: eppure nel “rapporto” del 25 febbraio 1937, prodotto dalle autorità aeroportuali di Kjeller, non si trovano, non ci sono e non sono contenute in alcun modo persino concise e brevi affermazioni di tal genere.
Quindi si tratta di una clamorosa assenza.
Si tratta quindi di una clamorosa mancanza, sempre da parte delle autorità aeroportuali di Kjeller e sempre nel loro “rapporto” del 25 febbraio 1937, per di più rispetto a una domanda precisa dell’importante ministero degli esteri.
Si tratta quindi di un nuovo “buco nero” da parte delle autorità aeroportuali di Kjeller, che purtroppo non conoscevamo prima del 14 agosto 2018 e che solo ora possiamo esporre: un nuovo “buco nero” che si aggiunge a tutte le altre numerose omissioni da parte delle autorità aeroportuali di Kjeller, che abbiamo invece già evidenziato sia nel secondo che nel terzo capitolo del nostro libro.
Bontà loro, in un documento del 1 marzo 1937 le autorità di Kjeller si degnavano di dire che la risposta era negativa, rispetto alla domanda del ministero degli esteri norvegese, ma si limitavano esclusivamente a tale laconica parola.
Sempre il ministero degli esteri norvegese, e sempre il 16 febbraio 1937 chiese altresì se fosse arrivato a Kjeller un velivolo proveniente da Malmö o da Copenaghen i giorni 12 o 13 dicembre 1935, oppure durante i giorni vicini alle due date in oggetto.
Le autorità aeroportuali di Kjeller erano dunque perfettamente a conoscenza, nella seconda metà del febbraio 1937, che l’importante ministero degli esteri norvegese – non certo Topolino, non certo Paperino – aveva chiesto espressamente delle informazioni precise rispetto ad eventuali velivoli giunti a Kjeller da Malmö e/o Copenaghen, sempre all’inizio di dicembre del 1935. Ma anche in questo caso specifico esse non scrissero neanche poche e misere parole, dovute e indispensabili, all’interno del loro “rapporto” del 25 febbraio 1937 e del tipo: “nessun velivolo è arrivato a Kjeller da Malmö o da Copenaghen, sempre nel dicembre del 1935”.
Quindi emerge una nuova omissione e un nuovo “buco nero”, che purtroppo non conoscevamo prima del 14 agosto 2018, da parte di Gulliksen e compagnia annessa.
Ma non solo.
Il ministero degli esteri norvegese aveva altresì richiesto alle autorità aeroportuali di Kjeller, sempre per iscritto e sempre in data 16 febbraio 1937, anche delle informazioni precise sul fatto se uno o più velivoli fossero arrivati a Kjeller da Berlino in qualunque altra occasione dello stesso periodo.
Anche in questo caso specifico, come nei due precedenti, le autorità aeroportuali di Kjeller erano dunque perfettamente a conoscenza che l’importante ministero degli esteri aveva richiesto in data 16 febbraio 1937 precise informazioni in merito. Ma anche in questo caso, come del resto nei due precedenti, all’interno del loro “rapporto” del 25 febbraio 1937 esse non scrissero e non elaborarono neanche due righe, neanche poche parole del tipo: “non sono arrivati aerei a Kjeller da Berlino per tutto il mese di dicembre 1935”; oppure una breve frase come “è arrivato un velivolo dall’estero a Kjeller del dicembre del 1935, ma esso proveniva da Linköping e non certo da Berlino”.
Bontà loro, in un documento dell’1 marzo del 1937 le autorità aeroportuali di Kjeller si degnarono di dire che la risposta alla domanda in oggetto era “negativa”, ma si limitarono esclusivamente a tale laconica parola.
Siamo quindi in presenza di un’altra omissione e di un altro “buco nero” da parte delle autorità aeroportuali di Kjeller, sempre esaminando il loro pseudorapporto del 25 febbraio 1937: un’altra anomalia che purtroppo non conoscevamo prima del 14 agosto 2018 e che si aggiunge non solo alle altre due novità sopracitate, ma anche alle numerose stranezze da noi invece già evidenziate e già sottolineate in precedenza nel corso del secondo e terzo capitolo del libro “Il volo di Pjatakov”, sempre rispetto a Gulliksen e alle autorità aeroportuali di Kjeller.
Stiamo esaminando dunque tre ulteriori passi in avanti di notevole peso, a sostegno ulteriore e a ulteriore supporto dell’esistenza concreta del volo segreto compiuto da Pjatakov in Norvegia, durante il dicembre 1935.

 

Scuole ed asili per i coloni speciali: la sollecitudine dei bolscevichi per l’istruzione e la cultura anche fra i deportati

Scuole ed asili per i coloni speciali: la sollecitudine dei bolscevichi per l’istruzione e la cultura anche fra i deportati

REDAZIONE NOICOMUNISTI

DI LUCA BALDELLI

Per iniziare queste poche righe di presentazione dell’ultimo articolo del compagno Luca Baldelli, occorre spendere alcune parole sull’immagine del titolo. No, non si tratta di cittadini sovietici. Si tratta di cittadini statunitensi ritratti nello stesso periodo, metà degli anni ’30 dello scorso secolo, contemporanei dei coloni speciali o deportati in Siberia che dir si voglia. Teniamo presente che i coloni speciali erano persone che si erano macchiate di reati contro il potere sovietico e pertanto erano state trasferite in zone molto lontane dalle loro residenze. Se si paragonano le fotografie contenute in questo articolo con questa del titolo si ha l’impressione che le condizioni di vita, compatibilmente con l’asprezza del clima della Siberia, erano incomparabilmente migliori di quelle di liberi cittadini USA che avevano la sfortuna di non essere benestanti o ricchi. La maggior parte di coloro che incontreranno questo articolo si fermeranno a questo punto: invitiamo invece a proseguire nella lettura di questo articolo e del precedente. Taluni potranno avere delle sorprese…
Anche questo è il risultato della Rivoluzione d’Ottobre di cui quest’anno ricorre il centenario.

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